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Autore: Vittorio Magnano

Denti e fumo: smettere di fumare per stare meglio

Perché smettere di fumare giova alla salute dentale?

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha istituito il 31 maggio, di ogni anno, la Giornata Mondiale Senza Tabacco. Quale migliore occasione, in corrispondenza di tale data, per parlare di quanto il fumo sia dannoso per la salute? Gli effetti del tabagismo sulla salute sono noti, ma è bene ricordare come essi possano essere addirittura devastanti anche per la salute orale.

Come sono davvero i denti di un fumatore?

Macchie, accumulo di tartaro, smalto ingiallito ed evidente stato di scarsa salute delle gengive: ecco come chi fuma riduce i propri denti. Non solo rilevabili alla vista: i danni del fumo si fanno sentire anche dal naso, a causa dell’alitosi, che è un’altra sgradevole conseguenza del fumo.

Gli effetti estetici sui denti dei fumatori.

Potrebbero sembrare il danno minore, ma quando si parla di estetica, bisogna sempre pensare alle sue conseguenze sociali e relazionali.

Ecco come i danni del fumo si rendono evidenti:

  • Il fumo provoca macchie marroni sui denti. 
  • L’abitudine al fumo rende evidente l’accumulo di tartaro su denti e gengive.

Fumare fa male ai denti: ecco come.

Il fumo rovina i denti e la loro salute ancor più di quanto rovini il loro aspetto estetico.

Ecco in quali modi:

  • Aumenta le possibilità di sviluppare un cancro del cavo orale.
  • Moltiplica il rischio di sviluppare malattie parodontali. In particolare, un fumatore ha una possibilità 4 volte maggiore di avere la parodontite, rispetto ad un soggetto non fumatore.
  • Rallenta qualsiasi processo di guarigione in bocca.
  • Favorisce il ritiro delle gengive, aumentando la possibilità di carie e predisponendo all’ipersensibilità a caldo e a freddo dei denti.
  • Diminuisce il numero di vasi sanguigni e, dunque, l’apporto di ossigeno, che sarebbe in grado di ostacolare l’azione di batteri patogeni.
  • Aumenta la produzione di molecole infiammatorie e depotenzia i globuli bianchi, atti a rafforzare il sistema immunitario.
  • Favorisce l’insorgenza di malattie delle mucose orali, che si manifestano con macchie bianche e rosse su guance e lingua.
  • Ostacola il successo di interventi di implantologia, aumentando il rischio di infezioni e riducendo l’apporto di ossigeno atto a stimolare i processi di rimarginazione. Fumare mette a rischio gli impianti anche a distanza di tempo dalla loro realizzazione, favorendo l’insorgenza di perimplantiti.

Denti rovinati dal fumo: si può riparare?

Alcuni escamotage in grado di ridurre i danni del fumo sull’organismo non bastano a salvaguardare i denti: si tratta, dunque di miti che vanno sfatati. L’unico modo per ripristinare la salute orale è quello di ridurre la quantità di sigarette o di smettere in modo definitivo di fumare, cosa che ha enormi benefici già nel breve periodo.

In ogni caso, per riparare i danni del fumo su denti e gengive, i consigli e l’intervento di un odontoiatra sono sempre indispensabili.

Alternative alla sigaretta e salute orale.

Sono ancora in molti a credere che esistano degli escamotage per proteggere i propri denti dai danni del tabacco senza perdere in toto l’abitudine al fumo. Alcune di queste strategie possono essere valide per limitare i danni del fumo in altre parti dell’organismo, ma si rivelano inefficaci a salvaguardare la salute di denti e gengive.

Ecco i miti da sfatare:

  • Il sigaro fa meno male delle sigarette: sbagliato! Questo vale per l’apparato respiratorio, perché il fumo non viene respirato, ma, purtroppo, i danni sulla salute orale sono assimilabili a quelli procurati dalle sigarette.
  • La sigaretta elettronica è una buona alternativa: in questo frangente, non ci sono ancora studi attendibili sui danni provocati dalle sostanze contenute.
  • Masticare chewing-gum a base di nicotina fa meno male che fumare: anche in questo caso, non si tratta di una certezza, anzi, in alcuni studi, è stato rilevato che questi prodotti possono contenere dosi più alte di nicotina rispetto alle sigarette stesse.

Smettere di fumare: l’unica soluzione efficace.

Sono circa 780.000, in tutto il mondo, le persone intenzionate ad abbandonare l’abitudine al fumo, anche se non tutte riescono a realizzare questo buon proposito. Un peccato, se si pensa che gli effetti benefici di una tale scelta sarebbero visibili quasi nell’immediato e che non farebbero che aumentare con il trascorrere del tempo dall’ultima sigaretta.

La Pandemia ha avuto un effetto contrastante sul numero di persone intenzionate a smettere di fumare e sul successo di questa loro decisione. Se da una parte, il timore che il fumo potesse aggravare le conseguenze dell’infezione COVID a livello polmonare, ha incoraggiato, in molti, la scelta di dare un taglio alle sigarette, dall’altra, la noia e lo stress, generati in molti soggetti durante e dopo il lockdown, sono stati veri acceleratori del tabagismo.
Purtroppo, il mix fumo, stress e placca si rivela esplosivo per la manifestazione di malattie parodontali e dentali.

Smettere di fumare, in ogni caso, può non essere facile, allora, si può cominciare con il diminuire le sigarette fumate, cosa che renderebbe da subito visibili i propri effetti benefici sull’intero organismo, motivando il soggetto a compiere ulteriori passi verso un abbandono totale del tabagismo. In questa fase, consigli come consumare molta acqua, allungare le pause tra una sigaretta e l’altra e dedicarsi ad attività che distraggano dall’accendere una sigaretta, possono essere determinanti.

 Denti e fumo: l’importanza della consulenza del medico.

Ma cosa succede ai denti quando si smette di fumare? Va detto che smettere di fumare o ridurre drasticamente il numero di sigarette consumate ha effetti preventivi sullo sviluppo di patologie orali ma non riparativi su quanto già causato.

Ad esempio, alcune macchie andranno rimosse in modo professionale, così come la placca accumulata, ed i denti andranno sbiancati con sedute mirate, anche con l’utilizzo di air flow. Il medico consiglierà, poi, l’impiego casalingo di prodotti appositi, come dentifrici e mascherine sbiancanti. Si tratta di azioni che solo un odontoiatra esperto può effettuare in modo professionale. Quando si smette di fumare, poi, un controllo odontoiatrico è necessario anche per fare il punto su eventuali patologie dentali e parodontali in corso.

Per tutti questi motivi, smettere di fumare è il primo passo, ma il resto del percorso per recuperare la propria salute dentale, dopo anni di tabagismo, richiederà il supporto del proprio studio odontoiatrico di fiducia e noi in Dental one siamo disponibili ad aiutarvi.

Le parti della bocca: terminologia del cavo orale.

L’igiene orale dei nostri denti è spesso e volentieri messa in pericolo da vari agenti esterni, contenuti soprattutto nei cibi e nelle bevande, ma anche da sostanze derivate da vari abitudini non proprio salutari come il tabagismo o l’elitismo. I suddetti agenti, però, come anche virus, microbi o batteri ad esempio, responsabili, tra i tanti problemi all’interno della bocca, della carie ai denti, possono essere combattuti da un alleato molto prezioso facente parte (anatomicamente e fisiologicamente) del nostro corpo umano: il cavo orale. Infatti, successivamente spiegheremo anche come l’apparato orale possa uccidere e/o decomporre elementi esterni tramite l’impiego prezioso della saliva. Ma ora vediamo di conoscere meglio le parti della bocca con la loro corretta terminologia.

Quali sono le funzioni della cavità orale?

Le attività principali svolte, potremmo dire per lo più vitali, assolte della bocca sono:

  • respiratorie;
  • digestive;
  • fonatorie;
  • gustative.

La prima funzione ovviamente è relativa alla capacità di convogliare l’aria nei polmoni, anche se questa attività è svolta principalmente dal naso.

L’attività digestiva (anche se meglio predigestiva) è anch’essa svolta all’interno del cavo orale tramite l’ausilio dei denti, della lingua e della saliva. Quest’ultimi componenti della bocca, infatti, svolgono una fondamentale operazione di trasformazione del cibo, riducendolo in bolo, prima di finire attraverso la faringe e l’esofago nello stomaco.

Invece la fonazione è compiuta con l’aiuto soprattutto della lingua, del palato e delle labbra e permette di scandire dei fonemi con cui costruiamo il nostro linguaggio.

Infine, la funzione gustativa ci da la meravigliosa capacità di captare i sapori dei cibi, delle bevande e non solo tramite le papille gustative presenti sulla lingua.

Anatomia cavo orale: la terminologia.

Il cavo orale è un elemento abbastanza complesso e variopinto. Attraverso la fisiologia della bocca, infatti, scopriamo che diversi elementi al suo interno, ognuno con una sua specifica valenza e importanza, sono strategici per il funzionamento di utilissime e delicate attività del corpo. L’interno della bocca, quindi, si rivela una sezione decisiva per una corretta e sana salute fisica in simbiosi attiva con altri elementi della macchina biologica umana. Di seguito elencheremo i principali termini dell’anatomia del cavo orale ai fini di una completa visione dell’apparato buccale stesso.

Labbra

Formate da un parte superiore e inferiore, sono posizionate all’esterno del cavo orale e contribuiscono all’assunzione del cibo e all’articolazione delle parole e dei suoni. Inoltre, collaborano alla mimica facciale e sono una rilevante zona erogena.

Lingua

È un muscolo mobile avente la funzione di spostare il cibo, dopo essere stato masticato, dal cavo orale verso l’esofago e successivamente in direzione dello stomaco. A riposo si colloca sul pavimento orale e sulla sua superfice vi sono varie tipologie di papille gustative, ognuna con una funzione differente relativa al gusto. La lingua ha anche una propria funzione fonatoria.

Palato

Come per le labbra e la lingua il palato serve per coadiuvare la masticazione e l’articolazione dei suoni e delle parole. Questo elemento della bocca interna è formato da due parti: il palato duro e il palato molle. Posteriormente a quest’ultimo possiamo trovare anche l’arco palatoglosso e l’arco palato-faringeo.

Ugola

L’ugola è una struttura verticale e cilindrica utile per non far fluire il cibo verso il naso, viceversa viene effettuato il processo inverso per l’aria. Inoltre, insieme al palato, articola i suoni e i fonemi del nostro linguaggio.

Gengive

Sono un tessuto molle di color rosa, circondano e proteggono le radici dei denti e possono essere divise, in base alla loro posizione, in gengive libere e gengive aderenti.

Denti

L‘apparato dentale, forse, rappresenta l’elemento più importante e specificamente utile dell’interno bocca. I denti, infatti, servono a masticare i cibi e spezzarli per poi deglutirli con più facilità. La classificazione dei denti ci dice che abbiamo fin dall’infanzia venti denti da latte (8 incisivi, 4 canini e 8 molari), i quali cadranno per far spazio entro i vent’anni ai cosiddetti denti definitivi costituiti da 32 denti: 8 incisivi, 4 canini, 8 premolari e 12 molari. Una cura attenta dell’apparato dentale e affidata a un serio specialista, oltreché consigliata, è anche indice di un cavo orale sano e funzionalmente in perfetta forma.

Vestibolo della bocca

Il vestibolo della bocca è una cavità convessa in avanti, a forma di ferro di cavallo, che comunica con l’esterno tramite la rima buccale e prosegue posteriormente nella cavità buccale. Inoltre, presenta una parete esterna formata dalle labbra e dalle guance e una parete interna data dalle due arcate dentali.

Mucosa della bocca

La mucosa orale è una membrana che riveste l’interno delle guance, delle labbra e la parte inferiore delle arcate dentarie. Questa membrana produce il muco, una sostanza molto utile, insieme alla saliva, per percepire i sapori degli alimenti.

Ghiandole salivari

Le ghiandole salivari sono le responsabili della secrezione della saliva. Queste ghiandole si trovano approssimatamente in bocca, sul collo e nella testa. Esistono, comunque, delle ghiandole minori posizionate in alcune parti della bocca come la faringe, le labbra, sulla lingua e sulla mucosa orale interna. La saliva emessa contiene un enzima, denominato ptialina, che aiuta a scindere l’amido nei carboidrati e quindi coadiuva la digestione già nella sezione buccale.

ODONTOIATRIA DIGITALE:

Con il termine odontoiatria digitale si indica un insieme di procedure che, utilizzando tecnologie di ultima generazione, permettono di realizzare, con altissimi livelli di precisione e sicurezza, differenti operazioni, che vanno dal rilevamento delle impronte dentali ai restauri e dallo Digital Smile Design alla chirurgia computer guidata  per il posizionamento degli impianti.

L’odontoiatria digitale, a poco a poco, sta uscendo dallo status di nicchia, visto che, ormai, praticamente l’intero lavoro quotidiano dell’odontoiatra, da quando il paziente si accomoda alla poltrona, fino all’intervento, può essere svolto affidandosi al così detto workflow digitale.

Come si prendono le impronte dentali con scanner 3D

Alla base della rilevazione impronte dentali digitali vi è una “penna” scanner intraorale che, passata sulle arcate dentali, potrà raccogliere immagini in tempo reale. Mentre l’odontoiatra userà lo scanner digitale le immagini appariranno sullo schermo, riproducendo colori, forme ed eventuali evidenze di placca o di condizioni infiammatorie.

Quali vantaggi offre un’impronta digitale

I vantaggi rispetto alle impronte tradizionali, d’altro canto, sono tangibili e possono essere così riassunti:

  • Minore impatto sul paziente: fastidio, sapore sgradevole in bocca e conati di vomito sono il prezzo che molti pazienti devono pagare durante la presa di impronte dentali tradizionali. Niente di tutto ciò avviene durante la rilevazione di impronte dentali digitali.
  • Maggiore accuratezza dei dati: la precisione di rilevazione consente di aver un modello 3D fedele all’originale.
  • Tempi più contenuti: i dati vengono inviati direttamente al tecnico.
  • Paziente più coinvolto: durante la scansione del cavo orale, le immagini sono proiettate sul monitor e sono visionabili anche dal paziente a cui sarà possibile anche mostrare una proiezione dei risultati finali.

Occorre sottolineare che la maggior accuratezza delle impronte orali si traduce in interventi odontoiatrici più precisi e puntuali.

Cos’è il Digital Smile Design

Il Digital Smile Design o DSD (Digital Smile Design) significa letteralmente progettazione del sorriso. Si tratta di una tecnica di odontoiatria digitale che consente di avere una fotografia precisa del sorriso del paziente come punto di partenza per ridisegnarlo completamente. Grazie ad un software di progettazione, è possibile fare un rendering della situazione dentale da raggiungere, creando così un sorriso su misura ad ogni paziente.

Dall’analisi del sorriso alla fase operativa

Spesso si usa il termine analisi digitale del sorriso come sinonimo di design del sorriso, ma, come stiamo per vedere, l’analisi è solo la prima delle fasi operative di questa tecnica che, invece, include:

  1. Analisi: il primo passo, appunto, consiste nel fare un’analisi del sorriso attuale, attraverso fotografie e delle riprese video.
  2. Scansione: si passa poi alla scansione 3D vera e propria, attraverso lo scanner intraorale, evidenziando, così, eventuali problemi di disallineamento, diastemi o rotazioni anomale. Si ottiene, in questo modo, un file che viene aperto con l’utilizzo di un software in grado di ridisegnare totalmente l’assetto dentale, in base agli obiettivi stabiliti da paziente e professionista.
  3. Prova finale: grazie ad una stampante in 3D, si realizzano prototipi e faccette in resina che simulano in modo chiaro il risultato finale. Non si tratta di un punto di arrivo ma di partenza, perché sarà ancora possibile discutere di eventuali modifiche e miglioramenti.

Quando la fase del design è terminata, ovvero, il prototipo del sorriso è condiviso da paziente e dentista, si passa, naturalmente, alla fase operativa, nel rispetto di quanto progettato, naturalmente.
In alcuni casi, si ricorrerà all’utilizzo di faccette estetiche, in altri, sarà necessario affidarsi all’ ortodonzia tradizionale.
Un altro strumento che consente di passare dalla teoria alla pratica e che l’odontoiatra potrà decidere di utilizzare per realizzare il nuovo sorriso del proprio paziente è lo sbiancamento dentale mentre nei casi più compromessi, magari con presenza di edentulia, si ricorrerà all’implantologia che, per restare in ambito di odontoiatria digitale, può essere computer guidata.

Possibili rischi e complicazioni dell’intervento

Noi di Studio Sicor siamo da sempre attenti alle innovazioni tecnologiche applicate all’odontoiatria. Questo perché crediamo che la precisione, in ambito diagnostico ed operativo, sia la massima garanzia di efficacia. L’odontoiatria digitale, inoltre, permette di sottoporre il paziente a minore stress, cosa che contribuisce ad aumentare la sua disposizione a sottoporsi a controlli odontoiatrici senza remore. Ecco perché, in fatto di scanner intraorali, Ci affidiamo a 3Shape e alla sua linea Trios.

Come viene applicato un apparecchio fisso

Gli apparecchi fissi si compongono di una serie di elementi che devono essere combinati insieme e modulati a seconda della conformazione della bocca del paziente.

La componente più evidente sono le placchette, dette anche piastrine, accompagnate da un arco ortodontico che le unisce fra loro.

Si aggiungono legature e accessori di vario genere, che servono a tendere il sistema e regolare così la posizione di mascella e mandibola.

Il primo passo da compiere è quello di pulire correttamente i denti, passando uno spazzolino rotante che possa togliere la placca e la patina che tende a formarsi.

Questo perché le piastrine devono aderire correttamente, utilizzando un gel mordezante che non rovina lo smalto ma allo stesso tempo si mostra estremamente adesivo.

Per posizionarlo al centro del dente si utilizza una siringa senza ago; quindi, non si prova alcun dolore e non si tratta di un’operazione invasiva.

Questo deve rimanere in posa per 20 secondi e poi essere rimosso, così da usare lo smalto adesivo vero e proprio.

Per evitare che si verifichino incidenti e che la placchetta si stacchi, si mette un ulteriore adesivo anche dietro la sua superficie, così da avere aderenza da entrambe le parti.

Si tratta di un lavoro estremamente meticoloso, in quanto si deve applicare una piastrina alla volta e osservare la loro posizione, in quanto è necessario che siano perfettamente allineate sia per una questione funzionale sia per l’impatto estetico.

Grazie a un laser di colore blu la colla viene indurita e in questo modo la parte artificiale si salda con il dente.

Se osservi con attenzione le piastrine, all’interno di ognuna viene fatto passare un filo di titanio sempre più spesso man mano che si arriva al centro, mentre lateralmente è opportuno mettere delle legature, cioè degli elastici che servono a tendere e rilasciare il sistema.

Solitamente si tende ad applicare l’apparecchio prima sopra e poi sotto o viceversa, ma non con una sola seduta in quanto il paziente dovrebbe stare troppo tempo sulla poltrona con la bocca aperta e il disagio tenderebbe ad essere eccessivo.

Inizialmente la sensazione potrebbe non essere di comfort, ma con una serie di piccoli accorgimenti e con una manutenzione corretta a casa sarà possibile abituarsi e ovviare a tutti i fastidi.

Quali sono i vantaggi?

L’apparecchio fisso è preferito in molti casi rispetto a quello mobile per una serie di motivi.
Il primo è che si salda direttamente con i denti ed è decisamente più comodo rispetto a uno che si mette e si toglie, con il rischio di dimenticarlo per alcuni periodi, soprattutto da parte dei ragazzi.

Il trattamento viene quindi portato avanti in maniera più continuativa, con una discreta igiene orale se si usano gli strumenti giusti.

L’apparecchio mobile viene estratto con le mani che, se non sono perfettamente pulite, possono lasciare batteri e agenti patogeni che poi entrano direttamente in bocca.

Ricorrendo a un apparecchio fisso è molto più semplice parlare, poiché ci si abitua alla sensazione e non si ha un corpo estraneo che si muove continuamente e impedisce di articolare bene le parole.

Dal punto di vista estetico, sono stati elaborati alcuni modelli con le placchette trasparenti, in modo che l’impatto sia il meno evidente possibile e che si possa sorridere senza il timore che si noti il ferro.

Come curare i denti quando si indossa un apparecchio fisso

Se si usa un apparecchio fisso l’igiene è uno degli aspetti da curare con maggiore attenzione.
Bisogna, in primo luogo, dotarsi di uno spazzolino ortodontico, dalle setole più piccole che si inseriscono tra una placchetta e l’altra, riuscendo a rimuovere al meglio i residui di cibo.

Si tratta di setole non troppo dure o morbide, che non pregiudicano quindi la tenuta ma allo stesso tempo riescono a portare via la sporcizia.

Successivamente, è il caso di acquistare anche un dentifricio apposito, che sia compatibile con la colla che viene impiegata e soprattutto con il materiale usato per la struttura.

Facendo attenzione a non irritare e gengive, si dovrebbe completare il lavoro passando il filo interdentale e facendo attenzione che non si incastri, così da avere la certezza che nello spazio interdentale sia perfettamente pulito.

Procedi con controlli periodici dal dentista per verificare la salute della bocca e che non siano sopraggiunte complicazioni, registrando la tensione degli allacci per modificare la bocca correttamente ed evitare problematiche di vario tipo in futuro, come quelle legate alla postura.

Cosa si consiglia di mangiare dopo un impianto dentale? Ecco a voi tutti i consigli

Se hai già effettuato un intervento di implantologia, oppure se sei in procinto di sottoporti ad esso, è bene che tu sappia alla perfezione cosa potrai e non potrai mangiare nel post-operatorio.

Sebbene nel corso degli ultimi decenni le tecniche di implantologia siano migliorate e progredite a tal punto da portare al minimo i traumi chirurgici, comunque non è pensabile che dopo un intervento di chirurgia orale decisamente importante come quello implantologico il paziente ritorni regolarmente a consumare cibi e pietanze che consumava usualmente prima dell’applicazione dell’impianto.

Nel caso in cui, infatti, dovessero rendersi necessari particolari protocolli di chirurgia standard, il paziente potrebbe accusare tipiche sintomatologie post-operatorie quali ematomidolore e gonfiore.

In tal caso, la presenza di punti di sutura e ferite chirurgiche potrebbe con alta probabilità costituire un’ulteriore sfida e impedimento per il paziente, dal momento che questi potrebbero accusare difficoltà nella masticazione o si potrebbero verificare episodi spiacevoli come la penetrazione di residui di cibo all’interno delle lesioni.

Ecco, dunque, una guida puntuale dei cibi consentiti dopo l’applicazione di un impianto dentale!

Quali cibi mangiare dopo un intervento di implantologia: quali alimenti evitare e quali prediligere in prima giornata post-operatoria e quale dieta applicare dalla terza giornata in poi

Prima di addentrarci nell’elenco dei cibi da preferire in prima giornata dopo l’intervento, è bene fare un excursus delle indicazioni generali riguardo i cibi da evitare tassativamente.

Anzitutto, come facilmente intuibile, è del tutto sconsigliato l’assunzione di alimenti che possano in qualche modo irritare la mucosa orale e gengivale.

Vi sono, infatti, diversi alimenti che per la loro peculiare composizione molecolare sono caratterizzati da bassissimi livelli di pH: tra gli alimenti acidi sono certamente da annoverare l’aceto, gli agrumi in generale e i limoni.

Anche spezie particolarmente pungenti ed irritanti come il peperoncino e il pepe, essendo per natura piccanti, andrebbero del tutto evitati, sempre al fine di consentire alla mucosa oro-gengivale di avanzare indisturbata nella sua guarigione.

Bene, una volta compreso ciò, una delle regole cardine da seguire fedelmente durante la convalescenza consiste nel prediligere sempre e comunque pietanze cremosemorbide e tiepide: cibi troppo frastagliati e dalle forme appuntite e consistenze diverse, infatti, potrebbero traumatizzare ulteriormente il cavo orale, senza considerare il fatto che anche i muscoli masticatori, per ovvi motivi, non saranno nell’optimum di funzione.

Una volta messi a fuoco questi due aspetti principali, l’unica strada da seguire consiste sempre nel propendere per una dieta equilibrata e variegata dal punto di vista nutrizionale, che sia compatibile e confacente al quadro clinico di proprio interesse (valutare altre patologie).

Il momento certamente più delicato sarà il primo giorno di post-operatorio, ma se affrontato con il giusto stato d’animo e con la giusta accortezza all’alimentazione non impedirà in alcun modo di godere di tutti i pasti durante la giornata.

Per esempio, non occorre assolutamente rinunciare ad un’ottima colazione al mattino: generalmente, infatti, è consigliabile far colazione con un tè o un cappuccino che non siano bollenti (quindi tiepidi), e accompagnare con dei biscotti adeguatamente inzuppati.

Sono altresì consigliabili purea di frutta (privata dei semi) e yogurt a temperatura ambiente (assicurarsi di toglierlo qualche minuto prima dal frigorifero).

Dal momento che la caratteristica principale che una pietanza deve possedere è la morbidezza, vien da sé che per il pranzo il piatto che più rispetta tale esigenza è la vellutata di verdure, ma qualora foste desiderosi di non privarvi del tutto della consistenza degli alimenti la scelta che è maggiormente consigliabile è quella di portare a bollore le verdure non filamentose (per esempio i funghi champignon, la zucca, i broccoli, le zucchine, il cavolo) e consumarle una volta arrivate a temperatura ambiente (o comunque raffreddate).

Per implementare un corretto apporto proteico, inoltre, è consigliabile il consumo di omelettepesce bollito o formaggio morbido.

Dal terzo giorno post-operatorio si inizierà a scorgere la luce in fondo al tunnel: dopo le 72 h, infatti, il processo di guarigione sarà a buon punto e la maggior parte delle ferite si risolveranno di qui a breve.

È, dunque, possibile d’ora in avanti tornare pian piano ad implementare la pasta, stando ovviamente attenti a cuocerla bene, e il macinato di carne.

Dopo circa sette giorni dall’impianto dentaleè possibile finalmente tornare al regime alimentare preferito prima dell’intervento, assicurandosi comunque di non consumare cibi troppo duri per almeno altri due mesi, tempo necessario affinché si completi il processo di osteointegrazione.

Ricapitolazione del regime da seguire dopo impianto dentale

Sintetizzando quanto riportato sopra, dovrete:

  • Seguire un regime alimentare equilibrato, implementando tutti i nutrienti;
  • Evitare cibi duri, freddi, caldi, piccanti, acidi e granulosi per le prime 72 ore;
  • Introdurre nuovamente pasta ben cotta e macinato di carne alle 72 ore;
  • Tornare alla dieta regolare dopo sette giorni;
  • Non consumare cibi troppo duri per i due mesi che seguono l’impianto dentale.

Non esitate a contattarci  per qualsiasi dubbio a seguito di un intervento di implantologia.

Mancanza di calcio: anche i denti ne risentono

Il nostro organismo basa il suo efficace funzionamento sulla presenza di specifiche sostanze in grado di regolarne le attività e i processi vitali: senza di esse, molto spesso, alcune delle più importanti attività potrebbero subire un deciso rallentamento o, nel peggiore dei casi, potrebbero arrestarsi, dando luogo a patologie di variabile entità.

Come saprai molto bene, uno dei minerali maggiormente presenti nell’organismo umano alla base di numerosi processi fisiologici è il calcio: nell’immaginario collettivo, esso è spesso associato all’apparato scheletrico.

A riprova di questa assoluta verità, il calcio si configura come un elemento fondamentale per la salute del tessuto osseo in generale; tuttavia, in questo breve ma interessante articolo, focalizziamo l’attenzione sul ruolo che questo minerale possiede sulla salute dei denti, andando ad esaminare le problematiche che potrebbero insorgere qualora esso sia presente in piccolissime parti o sia totalmente assente.

Il ruolo del calcio nel benessere dei denti e delle gengive

Probabilmente, anche tu almeno una volta nella vita ti sei sottoposto ad una visita dentistica: saprai per certo come la salute del cavo orale abbia un’importanza capitale per l’intero benessere fisico.

In bocca, infatti, avvengono i primissimi processi digestivi e, pertanto, è un ambiente continuamente bersagliato dall’azione dei batteri decisi a infiltrarsi negli spazi interdentali per trovare terreno fertile per riprodursi e moltiplicarsi.

Basta un’insufficiente igiene orale o una trascurata pulizia dentale per agevolare tale processo: ecco dove risiede l’importanza del calcio!

Questo nobile minerale, infatti, riesce a rafforzare la struttura e lo smalto dei denti, rendendoli particolarmente preparati all’eventuale azione batterica e alla formazione della placca o di carie.

Non solo i denti, anche le gengive sono oggetto dell’azione benefica del calcio: esso si pone come primaria fonte di prevenzione contro le infezioni gengivali e l’insorgenza delle relative patologie, come le parodontiti, molto pericolose se non trattate tempestivamente.

Ma cosa accade quando le riserve di calcio nell’organismo stanno per finire o sono totalmente assenti?  Come si può riequilibrare la normale quantità di calcio?

Le cause e la sintomatologia legata alla mancanza di calcio

Come puoi perfettamente evincere anche tu, è fondamentale scongiurare l’assenza di calcio nell’organismo data l’ingente mole di processi vitali nei quali esso interviene!
Ma come si rende evidente la carenza di tale minerale?

Sostanzialmente tramite dei sintomi ben precisi e difficilmente ignorabili, tra i quali si annoverano:

  • secchezza della pelle e frequente esfoliazione;
  • fragilità di unghie e capelli;
  • dolori muscolari;
  • crampi e spasmi articolari;
  • convulsioni.

L’organismo umano riesce a segnalarti l’assenza di calcio mediante alcuni sintomi ben visibili specialmente sui denti.

Ad esempio, un segnale della probabile carenza di calcio è la comparsa di macchie bianche sui denti anche se, molto spesso, esse sono riconducibili alla mancanza di vitamina D, diretta responsabile della diminuzione dei livelli di calcio.

Che dire delle cause che si celano dietro la riduzione delle riserve di questo importante minerale?
Tra le più comuni vi è sicuramente l’alimentazione scorretta: molto spesso, le nostre abitudini alimentari mancano di equilibrio, spostandosi verso una determinata tipologia di macronutrienti che spesso e volentieri causa la riduzione dell’assorbimento di calcio.

Ad esempio, abusare di cibi integrali, di fibre, di proteine e di sostanze come la caffeina o il sale, esattamente come ridurre l’apporto di vitamina D, rappresenta un modo rapido per causare l’abbassamento dei livelli di calcio nell’organismo.

Inoltre, anche alcuni disturbi cronici potrebbero dare il loro contributo nella carenza di calcio: tra di essi la celiachia o le malattie renali, senza dimenticare l’assunzione prolungata di farmaci corticosteroidi.
Pertanto, a fronte di quanto detto finora, come puoi riequilibrare i livelli di calcio?

Metodi per aumentare il calcio nell’organismo

Come abbiamo esaminato, la dieta è la principale causa della mancanza di calcio: da questo deduci anche tu che è proprio attraverso il cibo che è possibile riportare a buoni livelli le riserve di calcio.

Qualora tu soffrissi di questa carenza, sarebbe opportuno che consumassi specifici alimenti, come i latticini, le uova, il pesce e i frutti di mare, nonché molta frutta e verdura, come arance, fichi, cavoli, spinaci, broccoli o mandorle, ma anche diversi legumi, come ceci e fagioli.

Di pari passo con una buona alimentazione vi è l’opportunità di assumere alcuni integratori mirati a ristabilire i corretti livelli di calcio: a questo proposito, è bene selezionare attentamente la tipologia di prodotto, tenendo conto dell’indicazione delle dosi giornaliere e della durata totale del trattamento.

Pertanto, è sempre opportuno rivolgersi al proprio dentista per ricevere consigli e indicazioni precise.

Insomma, il calcio è fondamentale per il benessere del tuo organismo: prestare attenzione ai suoi livelli è indice di cura verso il proprio corpo per una salute forte e duratura!

GLI STRUMENTI DEL DENTISTA

Ti è mai capitato di andare dal dentista e rimanere sorpreso alla vista di tutti quegli strumenti in bella vista?
Se anche a te è venuta la curiosità di sapere cosa sono, come si chiamano e soprattutto a cosa servono, questa è l’articolo giusto per te.
Andiamo alla scoperta degli strumenti del dentista.

Gli strumenti più usati prima di cominciare la seduta

Uno dei primi strumenti che ti sarà certamente capitato di vedere e che il tuo dentista avrà usato, è quello chiamato ‘impianto di aspirazione‘.

Si tratta di quel tubicino che il dentista ti mette in bocca, collegato appunto ad un aspiratore, che serve per eliminare (cioè aspirare) la saliva che immancabilmente ti troverai a produrre.

Il riflesso della salivazione infatti è normale ed anzi è fisiologico, ed in alcune situazioni può essere anche abbondante.
È proprio il caso della seduta dal dentista dove, poiché devi stare il più fermo possibile, non puoi inghiottire né sputare la saliva.

Il dentista del resto non può lavorare se non vede bene nella tua bocca, e quindi si comincia sempre con questo strumento.
Rulli in cotone: ecco un altro strumento che viene usato dal tuo dentista prima di cominciare ad operare all’interno della tua bocca.

Si tratta di rulli che servono ad assorbire i pezzettini microscopici di denti prodotti ad esempio dalla trapanazione.
Entrambi gli strumenti si posizionano all’inizio e possono certamente risultare un pochino scomodi.

Devi sempre tenere presente che il tuo dentista lavora nel tuo interesse e quindi avere la visuale libera e soprattutto la bocca pulita, è fondamentale anche per la tua sicurezza.

Non sarebbe infatti buona norma se alcuni pezzettini di detriti (magari un pezzettino di una capsula vecchia) venissero inghiottiti.

Strumenti che si usano in seduta

Veniamo adesso agli strumenti che generalmente un professionista usa mentre lavora nella bocca.

Il primo, che non puoi fare a meno di notare, è lo specchio. Potrebbe sembrarti superfluo, ma in realtà lo usa per vedere zone altrimenti in ombra e inaccessibili. Potrebbe trattarsi della gengiva, o di una piccola perdita di sangue, o punti difficili da raggiungere con lo spazzolino per vedere se sono ben lavati.

Altro strumento molto utile è la sonda. Si tratta di quello strumento fatto in acciaio inossidabile, che serve per operare materialmente sui denti o sulle gengive. E’ uno strumento sterilizzato che il dentista poi riutilizza.

Veniamo adesso ad uno degli strumenti più temuti del dentista  ma che in realtà rappresenta quello più utile. il trapano.
Poiché quando il dentista lo utilizza tu sei sotto anestesia, non puoi sentire nulla. Eppure questo strumento, azionato generalmente con un pedale (perché naturalmente il dentista ha le mani occupate), si rivela un ottimo alleato in quanto è in grado di eliminare con pochi passaggi carie e altre parti del dente che devono essere rimosse.

A proposito del trapano, potrebbe interessarti sapere che ce ne sono di due tipi:

  • turbina: che sono azionati con l’aria compressa. Sapevi che questo tipo di trapano può raggiungere l’incredibile velocità di mezzo milione di giri al minuto?
  • elettrici: che come dice il nome stesso posseggono all’interno dei piccolissimi motori molto potenti. La loro velocità di rotazione è molto più bassa, non arrivando nemmeno, si fa per dire, a 50.000 giri al minuto.

La scelta dell’uno o dell’altro tipo dipende dall’esperienza del dentista. La turbina è più veloce e si usa per lavori che richiedono più prontezza.

Il micromotore è più preciso e si preferisce per i lavori, appunto, di precisione.
Ecco poi un altro strumento che si usa in seduta qualora un dente debba essere estratto.

Quello strumento che il dentista usa per togliere un dente si chiama appunto pinza o, altrimenti forcipe.
Non deve impressionarti questa procedura perché, oltre ad essere effettuata in anestesia, viene praticata con un attrezzo che si adatta perfettamente al dente da estrarre.

Si compone infatti di una parte che letteralmente circonda il dente ed aderisce in modo da essere utilizzato in tutta sicurezza e senza danni collaterali.

Gli ultimi strumenti usati in seduta

Poniamo il caso che il dentista abbia estratto un dente o abbia rimosso solo una parte di esso. Si sarà creato uno spazio vuoto che andrà necessariamente riempito per evitare infezioni o che residui di cibo vi finiscano dentro.

In questo caso userà quelli che si chiamano ‘strumenti per il riempimento‘.
Si tratta di strumenti che si presentano come dei cavi lunghi con un’estremità appiattita. Servono per spingere con delicatezza ma fermezza il materiale con cui il dentista riempirà lo spazio rimasto.

Come vedi quindi una seduta dal dentista non è poi così terribile, ed anzi, conoscendo gli strumenti puoi sentirti ancora più sicuro e tutelato, oltre che sempre protetto e sano.

Ritrattamento endodontico:

Cominciamo con lo spiegare che il ritrattamento canalare è un nuovo trattamento canalare dentale che è stato eseguito quando il trattamento endodontico iniziale non ha avuto lo stesso successo oppure è fallito. Questo trattamento consisterà nella rimozione dei materiali di riempimento dai canali radicolari dentali per pulirli e rimodellarli. Il ritrattamento canalare terminerà tipicamente con una nuova sigillatura dei canali radicolari. Ma quando sarà necessario procedere nell’eseguire un ritrattamento canalare? Ci sono una serie di sintomi e segni che possono indicare che il trattamento endodontico non è andato come previsto, cioè ha fallito. Questi segni e sintomi possono essere di vario tipo e includono la presenza di dolore persistente nel dente trattato che potrebbe anche aumentare con il passare dei giorni. Il ritrattamento canalare potrebbe anche rendersi necessario in caso di una infiammazione facciale del dente trattato endodonticamente o in caso di fratture endodontiche dei denti e di tenerezza alla percussione o alla palpazione del dente. Segni radiologici che un canale radicolare non è stato trattato o riempito correttamente o completamente sono facilmente individuabili dal dentista, e in questi casi non resterà altra alternativa all’estrazione del dente che procedere con il ritrattamento canalare. Quando si parla di ritrattamento canalare dolore e fastidio possono essere presenti in minima parte nella fase successiva all’anestesia locale ma tenderanno comunque a sparire nel giro di poco tempo. Il ritrattamento canalare diventerà necessario anche in presenza di canali radicolari accessori che non sono stati o non potevano essere trattati nella prima endodonzia. Anche la comparsa di una nuova carie o lesione infettiva che colpisce nuovamente il canale radicolare dentale potrebbe essere uno dei motivi per cui il dentista valuterà il ritrattamento canalare al pari di una frattura della corona o dell’otturazione che ha causato un nuovo processo infettivo nel dente. Di fronte a uno o più segni e/o sintomi sopra descritti è necessario recarsi rapidamente dallo studio dentistico.

Ritrattamento canalare: come si fa

Come abbiamo già accennato uno dei motivi che possono rendere opportuno valutare un ritrattamento canalare sono la contaminazione da precedente trattamento endodontico, una frattura dentale, un processo infettivo e così via. Se un paziente si presenta nello studio dentistico con un dente devitalizzato e uno dei sintomi che abbiamo elencato, il dentista capirà subito che il dente devitalizzato non è guarito in modo adeguato. E’ il caso, ad esempio, di un dolore che è peggiorato dopo il trattamento iniziale e che compare ogni volta che si mastica o si morde. Si consideri inoltre che uno o più canali radicolari mal otturati e carie ricorrenti possono essere individuati facilmente con una radiografia. Inoltre si potrebbe avere una lesione apicale che non esisteva all’inizio del trattamento endodontico. La modalità di esecuzione del ritrattamento canalare inizierà con un esame clinico e radiografico del dente infetto. Sarà fondamentale fin dall’inizio stabilire la causa che ha causato il fallimento del primo trattamento endodontico. Una volta chiarite tutte le informazioni e la causa del fallimento endodontico è possibile procedere, se possibile, ad eseguire in concreto il ritrattamento canalare. Il trattamento verrà eseguito utilizzando l’anestesia infiltrativa nello studio dentistico, quindi questo trattamento non causerà alcun dolore o disagio. Il ritrattamento canalare consisterà nella rimozione del materiale di riempimento dal primo canale radicolare e nella pulizia del nuovo processo infettivo. Dopo aver fatto ciò e rimodellato i canali radicolari, si procederà nuovamente alla corretta otturazione di questi. Prima del ritrattamento canalare il dentista specialista dovrà verificare che il dente possa essere effettivamente ricostruito, che il parodonto sia sano e che i canali radicolari siano accessibili senza ricorrere alla chirurgia. Inoltre, il paziente deve mostrare adeguate abitudini di igiene orale, sentirsi motivato a preservare i propri denti naturali.

Odontofobia

La paura del dentista: odontofobia

Cos’è l’odontofobia? Con il termine “odontofobia” ci riferiamo ad un fenomeno di estrema paura dei dentisti e delle cure dentistiche. L’esposizione, l’osservazione o persino il nominare argomento legati al dentista solitamente producono una forte reazione di ansia. Un essere umano su 5 ha paura del dentista. Tuttavia, alcuni riescono a gestire in qualche modo l’ansia e la preoccupazione e affrontano la situazione, per altri la paura è così intensa da portare anche all’evitamento di tutto ciò che ha a che fare con il dentista stesso (incluse visite di controllo o interventi per risolvere sintomi dolorosi).

Come si manifesta? Sono stati osservati sintomi come sudorazione, tachicardia, iperventilazione, nausea, bocca secca o ipersalivazione, fiato corto, tremori e altri sintomi fisiologici, tipici dell’ansia e del panico. Questa intensa reazione, unita ai frequenti evitamenti dello stimolo fobico possono arrivare a compromettere la vita di chi ne è affetto e a causargli estremo disagio.

Cosa porta ad avere “paura del dentista”?? Un aspetto preponderante sembra essere la paura del dolore. Si è visto che l’intensità e le manifestazioni della paura del dentista variano a seconda del tipo di intervento che ci si immagina di fare/che stiamo subendo: estrazioni, terapie canalari, impianti o altri interventi estremamente lunghi e invasivi sono associati più spesso a sintomi fobici . Molti studi evidenziano che le persone con odontofobia spesso non hanno una buona visione dei dentisti: dentisti chiusi, arrabbiati e burbero, ma anche freddi, distanti e disinteressati spesso provocano maggiore fobia nei pazienti. Le ricerche hanno documentato che gli individui che hanno vissuto esperienze dolorose dal dentista sono 14 volte più a rischio di avere paura del dentista di chi non ha mai avuto un esperienza del genere e sono 16 volte più a rischio di non richiedere le cure dentistiche tempestivamente .

Che aiuti ci sono per un odontofobico?  Grazie ai moderni progressi nel campo dell’odontoiatria si è potuto promuovere un cambiamento nell’ambiente e nei macchinari medicali. Soprattutto in età pediatrica ormai è evidente il miglioramento dell’atmosfera.  È importante che il paziente si senta a suo agio, compreso nella sua paura (e non certo giudicato) e aiutato in ogni modo a gestirla e tollerarla. Il nostro staff odontoiatrico ha un atteggiamento validante e cooperativo, spiegando ai pazienti le procedure, non dando false informazioni per “addolcire la pillola” e comportandosi in modo professionale .

TAC o panoramica? Da Dental One le trovi entrambe. Che differenza c’è?

Il “macchinario” per ortopantomografie, CBCT cone beam e radiologia alla ATM

Articolo realizzato dal Dott. Vittorio Magnano

Non tutti conoscono la differenza fra TAC, panoramica e CBCT cone beam. Possiamo dire subito che TAC e CBCT cone beam sono la stessa cosa o meglio che la prima è stata sostituita dalla seconda negli anni. Ma per comodità e per esigenze di comunicazione semplificata con il paziente, spesso si sente ancora dire la parola TAC. Nei nostri studi si fanno diagnostiche per immagini sia bidimensionali (la famosa “panoramica” o ortopantomografia) sia 3d (chiamiamola con il suo nome CBCT cone beam). Vediamole entrambe.

ORTOPANTOMOGRAFIA

La ortopantomografia o panoramica si dice in gergo che “serve a contare i denti”. In un certo senso è un esame più superficiale che viene usato per avere, appunto, una “panoramica” della bocca. E’ indispensabile in prima visita perchè ci aiuta a:

  • Identificare mancanze di denti totali o parziali
  • Identificare resti di radici di denti sotto gengiva non visibili a occhio nudo
  • Identificare carie di grossa dimensione
  • Identificare in maniera superficiale deficit ossei o riassorbimenti ossei
  • Identificare malattie parodontali diffuse o localizzate
  • Valutare qualità e quantità di osso
  • Identificare granulomi localizzati o diffusi, ovvero infezioni o infiammazioni in atto negli apici dei denti
  • Valutare la presenza e lo stato dei denti del giudizio
  • Identificare la posizione e lo stato di salute dei seni mascellari rispetto all’arcata superiore
  • Identificare la decorrenza di alcune strutture nervose nobili

Potremmo continuare ancora per un po’. Tuttavia la “panoramica” serve a tutto e a nulla allo stesso tempo. Una volta valutati gli aspetti soprastanti, essi vanno sempre confermati con una radiografia pericapicale che interessa la zona incriminata o, meglio ancora, con una indagine 3d (CBCT cone beam)

La ortopantomografia panoramica di un paziente in prima visita con grave malattia parodontale nell’arcata superiore

RADIOLOGIA 3D – CBCT CONE BEAM

La CBCT cone beam è l’esame radiologico per eccellenza in odontoiatria. L’odontoiatria moderna ha bisogno di questo esame per eseguire:

  • Pianificazione di interventi di implantologia
  • Valutazione di anatomie delle radici dei denti
  • Valutazione dei difetti parodontali
  • Identificazione dei tragitti nervosi come nervo mentoniero, nervo incisivo, nervo mentale

Ma perchè è tanto importante e perchè non possiamo fidarci solo della radiografia “panoramica”? La CBCT cone beam ci permette di vedere le sezioni trasversali, ovvero quello che c’è dietro e di lato a un dente o all’osso.

Fase di pianificazione per un impianto post-estrattivo in un settore posteriore

Perciò con una semplice radiografia periapicale è impossibile vedere su un impianto è posizionato nella compagine ossea o se l’osso nativo del paziente è sufficiente per accogliere un impianto nelle 3 dimensioni.

Ma i vantaggi di una cone beam non si fermano soltanto a una indagine analogica. Con la chirurgia computer guidata, oggi scontata in uno studio all’avanguardia, i file DICOM (questi sono i nomi dei file di queste radiografie) possono girare comodamente fra gli studi o fra gli studi e l’odontotecnico o gli ingegneri informatici che lavorano alla elaborazione delle dime e della membrane customizzate per i pazienti. DI seguito, un progetto per una riabilitazione implantare full-digital. Il futuro è qui!

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