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Tag: otturazione

Le Amalgame (dette otturazioni grigie o piombature)

L’amalgama dentale è una miscela di mercurio (~ 50% del contenuto totale), argento (~22-32%), stagno (~11-14%), rame (~ 6-9%), zinco (~2%).
I meccanismi dell’azione nociva del mercurio rilasciato dagli amalgami dentali possono essere i seguenti:

  • allergologici
  • sensibilizzazione immunitaria ad orologeria
  • immunotossicologici
  • elettrogalvanici
  • tossici (dovuti alla metilazione che avviene nel tempo del mercurio elementare in mercurio metilato)

In Dental One offriamo piani terapeutici per favorire la sostituzione delle vecchie otturazioni in amalgama con otturazioni in composito,

Le otturazioni in amalgama sono sostituite con otturazioni bianche o con intarsi in materiale composito dello stesso colore del dente naturale: questi materiali di ultima generazione sono dotati di ottime caratteristiche biologiche e meccaniche, prive di metalli e impurità e quindi assolutamente inerti e biocompatibili

Intarsio dentale: un particolare trattamento di ricostruzione del dente

Intarsio: significato del termine

In odontoiatria conservativa l’intarsio dentale è un restauro conservativo indiretto che si realizza nei casi di denti che subiscono una perdita importante di tessuto duro, causata da una carie o anche da eventi traumatici come piccole fratture (che possono verificarsi anche con un ripetitivo sfregamento dovuto al bruxismo). Vi si può ricorrere anche tutte le volte in cui si decide di sostituire una vecchia otturazione in amalgama con materiali migliori, sia per durevolezza che per estetica.

L’intarsio dentale consiste in una sorta di “tassello” realizzato su misura in laboratorio che chiude perfettamente sul dente, come fanno due pezzi di Lego che si incastrano in maniera precisa tra loro. Possiamo considerarlo a tutti gli effetti come un trattamento di ricostruzione del dente.

Gli intarsi dentali sono estremamente indicati nei casi di processi cariosi estesi, ma in cui parte del dente è ancora conservata (vengono installati come intervento protesico su un dente che è stato sottoposto a terapia canalare, in seguito ad una pulpite irreversibile). In questi casi, la ricostruzione del dente con un’otturazione diretta sarebbe poco predicibile a causa delle dimensioni della ricostruzione stessa, mentre una corona dentale risulterebbe troppo demolitiva nei confronti della porzione di dente rimasta sana.

Grazie all’intarsio è possibile proteggere il dente da future problematiche, rendendolo migliore non solo alla vista, ma contribuendo a dare maggior funzionalità alla masticazione.

Fasi dell’intarsio dentale

Gli intarsi dentali vengono eseguiti in sinergia con il laboratorio, e permettono di recuperare un dente donandogli una ricostruzione che ha ottima durata, perfetta resa estetica, e predicibilità di funzionamento.

Generalmente sono richiesti solo due appuntamenti per la realizzazione di un intarsio al denteLe fasi cliniche invece sono:

  1. rimozione del processo carioso e preparazione del dente;
  2. rilevazione dell’impronta e del colore, consegna al laboratorio e sviluppo del modello principale di lavoro;
  3. prova in sito e dei contatti interdentali, e se tutto va bene, immediata cementazione con materiale adesivo;
  4. rifinitura del restauro, controllo dei contatti occlusali e lucidatura

Queste fasi sono rispettate qualunque sia il materiale di realizzazione dell’intarsio dentale. E’ importante notare che gli intarsi vanno cementati con materiali specifici e protocolli rigorosi; come in tutta l’odontoiatria adesiva, infatti, anche nel caso degli intarsi è essenziale che la cementazione avvenga in assenza di fluidi salivari e/o ematici, che il campo operatorio sia isolato con diga di gomma e che il tessuto dentario cariato e/o sottominato venga rimosso accuratamente. La preparazione del dente e la cementazione dell’intarsio non provocano fastidi, ovviamente vengono effettuati in anestesia locale, e sono procedure veloci, altamente predicibile, e soprattutto precise grazie al fatto che l’intarsio viene costruito in laboratorio in condizioni relativamente ideali.

I materiali più comunemente utilizzati per gli intarsi dentali sono il composito polimerizzato in laboratorio e la ceramica.

Sia gli intarsi in composito che gli intarsi in ceramica si caratterizzano per l’elevata biocompatibilità, la predicibilità di successo, l’estetica dentale e la notevole durata (stimata in 10-15 anni). Il clinico andrà a preferire un materiale o l’altro in base alle caratteristiche del dente da trattare, dei suoi antagonisti e delle necessità del paziente.

OTTURAZIONE

Che cos’ è? E’ una tecnica che consiste nel riempimento della cavità chesi viene a formare all’interno di un dente in seguito alla rimozione del tessuto dentale cariato.

Quali tipologie di otturazioni esistono? L’otturazione più diffusa è quella in composito. Generalmente, si sceglie questo materiale perché permette di realizzare l’otturazione nello stesso colore del dente naturale. Questo tipo di materiale è composto da particelle di resina composita e viene inserito nella cavità del dente subito dopo la rimozione del tessuto cariato. Un’altra tecnica utilizzata, in caso di carie molto estese, è l’intarsio. L’intarsio è costituito da materiale biocompatibile di elevato pregio estetico oltre ad essere maggiormente resistente nel tempo.

Quali sono le fasi per fare un’otturazione? Si procede con l’anestesia locale al dente cariato, in modo da non provocare dolore al paziente durante l’operazione, e si attendono alcuni minuti per dare tempo all’anestetico di fare effetto, si elimina la carie con l’apposita strumentazione e lo spazio creato all’interno del dente viene quindi riempito con il materiale scelto dal dentista.

Quanto tempo ci vuole per fare un’otturazione? In genere, se si tratta di una carie di piccole dimensioni, basta un’otturazione semplice con un intervento che può variare dai 20 ai 60 minuti di durata. Se invece la carie ha già intaccato il dente più in profondità, l’intervento può richiedere più tempo.

E’ doloroso eseguire un’otturazione? L’intervento viene praticato normalmente in anestesia locale e non è particolarmente doloroso.

A chi affidarsi per una corretta otturazione dei denti? Dal momento che il processo cariogeno può essere causa indiretta di patologie anche gravi e legate a diverse parti dell’organismo, è necessario scegliere con attenzione la struttura a cui rivolgersi. È quindi consigliabile selezionare strutture odontoiatriche che si distinguono per la presenza di specialisti qualificati, tecnici esperti, tecnologie all’avanguardia e soprattutto un approccio a 360 gradi allo stato di benessere del paziente. Gli studi odontoiatri Dental One sono esclusivamente dedicati alla cura della salute orale per pazienti di ogni età e uniscono l’altissimo livello di specializzazione alla collaborazione integrata con tutte le altre unità.

LA DEVITALIZZAZIONE DI UN DENTE :

Questa pratica spesso consente di evitare una possibile estrazione, mantenendo il proprio dente ed evitando l’inserimento di un impianto. Infatti mantenere il dente proprio deve essere sempre la prima scelta. Gli impianti per quanto sono una valida alternativa nel sostituire un dente perso ancora non sono paragonabili al proprio dente.

Purtroppo spesso i pazienti non sono adeguatamente informati. Perché fare una devitalizzazione? Quando è necessaria? Ma, soprattutto, un dente devitalizzato fa male? Ecco tutti i dettagli.

Cosa succede al dente dopo la devitalizzazione?

Cos’è la devitalizzazione del dente? Devitalizzare un dente vuol dire asportare la polpa del dente, vale a dire la parte viva in cui passano vasi e nervi. Questa soluzione viene presa in considerazione quando i denti sono gravemente danneggiati da un trauma  o da una carie profonda che è giunta fino alla polpa.

In estrema sintesi, la devitalizzazione consiste in una terapia canalare che consente  all’odontoiatra di rimuovere la parte danneggiata, ripulire la parte corrotta, rimuovere i vasi e i nervi per poi riempire il tutto con un materiale capace di sigillare interamente il canale del dente.

In una prospettiva conservativa, la devitalizzazione del dente è una delle soluzioni migliori per salvare i denti da eventuali estrazioni.

Quanto costa una devitalizzazione?

Molto dipende dal tipo di intervento e dal dente che si vuole operare. Ci sono infatti denti con un solo canale come incisivi e canini o denti con due, tre e a volte anche 4 canali come premolari e molari.

Quando si deve devitalizzare un dente

Un dente deve essere sottoposto a terapia canalare quando la polpa, tessuto molle ricco di nervi e vasi sanguigni, si infiamma o si infetta causando forti dolori prolungati e un’elevata sensibilità dentale che rende difficile mangiare e bere anche cibi e bevande a temperatura ambiente.

Le cause dell’infezione e dell’infiammazione del dente possono essere diverse, le più comuni sono la carie non curata che raggiunge la polpa o traumi che portano alla rottura e alla scheggiatura del dente. In entrambi i casi è importante verificare la robustezza del tessuto parodontale  per valutare se sia possibile procedere con la devitalizzazione oppure è necessaria l’estrazione del dente.

Cosa succede dopo aver devitalizzato il dente

Per giorni successivi all’intervento può capitare che il dente sia sensibile e dolorante, ma questa sensazione passa in poco tempo e comunque può essere tenuta sotto controllo con l’assunzione di farmaci.

Quello che è importante è evitare di masticare e mordere con il dente devitalizzato, almeno fino a quando non si sarà proceduto all’otturazione o all’incapsulamento. Il dente non ricostruito infatti è molto più fragile e quindi soggetto a traumi e fratture.

In genere dopo l’intervento di devitalizzazione è bene seguire una buona igiene orale e sottoporsi a visite di controllo e sedute di igiene orali periodiche.

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