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Autore: adminabc

Recessioni gengivali e otturazioni al colletto:

Le patologie che possono colpire la bocca sono numerose e tra queste una condizione molto comune è quella del colletto dentale scoperto in cui, la parte dentale che si trova tra dente e gengiva, si scopre rendendo quella zona della bocca particolarmente sensibile.

Ad essere colpiti da questa patologia sono normalmente i canini e gli incisivi, ma anche gli altri denti possono essere soggetti a rimanere scoperti vicino alla gengiva.

Sintomi del colletto dentale scoperto

  • ipersensibilità dentinale
  • dolore alle gengive
  • Denti che sembrano più lunghi o più grandi
  • Processi cariogeni
  • alitosi
  • Arrossamento e sanguinamento gengivale
  • Mobilità dei denti durante la masticazione

La retrazione gengivale con conseguente colletto dentale scoperto è una patologia che si manifesta gradualmente ed è preceduta da una serie di sintomi e segnali molto importanti, a volte sottovalutati.

Il sintomo principale è sicuramente una sensibilità dentale che si manifesta con un dolore acuto e persistente quando si assumono cibi o bevande troppo caldi o freddi o quando si lavano i denti.

Anche il dolore alle gengive è un sintomo classico del colletto dentale scoperto e si presenta proprio nel punto in cui la gengiva inizia a ritirarsi.

Oltre al dolore, però, la recessione gengivale genera anche un effetto ottico per cui i denti appaiono più allungati o più grandi.

Altri sintomi sono la formazione di carie  e l’alitosi, che spesso è il primo segnale di molte infiammazioni dentali tra cui proprio la retrazione delle gengive.

Con questa patologia le gengive diventano più sensibili e più soggette al sanguinamento, soprattutto quando si lavano i denti, e diventa anche più difficile mangiare perché i denti risultano meno saldi.

Cause del colletto dentale scoperto

  • retrazione gengivale
  • Predisposizione genetica
  • Fenotipo gengivale
  • Piercing
  • Bruxismo
  • Disturbi alimentari
  • Infezione alle gengive
  • Scarsa o scorretta igiene orale
  • Parodontite

La causa principale di questa patologia è appunto la retrazione gengivale, o recessione gengivale, che consiste nello spostamento della gengiva verso la radice del dente lasciando così parte del cemento radicolare scoperto.

Può verificarsi in caso di predisposizione genetica alla malattia o per la struttura della gengiva stessa, per cui può manifestarsi nonostante le precauzioni.

In caso di presenza di un piercing al labbro o alla lingua si può incorrere nel colletto dentale scoperto che, irritato e danneggiato dal piercing, inizia piano piano a recedere.

Anche il bruxismo, patologia che porta a digrignare e serrare i denti involontariamente, può portare allo stesso risultato.

Soggette a retrazione delle gengive sono anche le persone che soffrono di disturbi alimentari come anoressia e bulimia, patologie che inducono chi ne soffre a vomitare anche più volte al giorno. L’acidità dei succhi gastrici causa un processo di erosione che danneggia non solo lo smalto dei denti ma anche il colletto dentale, inducendolo quindi a ritirarsi.

In generale anche le infezioni alle gengive causate dai batteri possono incidere sul colletto dentale scoperto in quanto, i fibroplasti responsabili della compattezza dei tessuti, cominciano a degenerarsi facendo ritirare le gengive.

Le cause scatenanti più comuni dei colletti dentali scoperti comunque rimangono l’uso scorretto dello spazzolino e la parodontite.

Un utilizzo sbagliato dello spazzolino (per esempio spazzolare i denti troppo energicamente) o di uno spazzolino a setole dure può corrodere il tessuto gengivale e rendere i denti sensibili.

In caso di infiammazione gengivale, invece, la causa più probabile è la parodontite, conosciuta anche con il nome di piorrea una malattia che colpisce tutto l’apparato di sostegno del dente che comprende osso, gengiva e legamento parodontale.

Nel momento in cui si sviluppa la piorrea i tessuti che sostengono il dente si infiammano in maniera così aggressiva che rischiano di essere distrutti e, se non si interviene prontamente, gengiva e osso rischiano di rovinarsi al punto di iniziare a recedere fino a causare la perdita dei denti.

In caso di parodontite, lo stato infiammatorio si verifica a causa della presenza della placca batterica nel solco gengivale che si forma in seguito ad una scorretta cura orale che va ad intaccare la salute non solo della bocca ma anche del resto dell’organismo.

Rimedi per il colletto dentale scoperto

  • Otturazione in composito
  • Faccette in ceramica
  • Intervento chirurgico

Per risolvere il problema del colletto dentale scoperto si può ricorrere a strade diverse in base alla gravità della patologia.

Si può ricorrere per esempio all’otturazione in composito dei colletti dentali scoperti, operazione che viene eseguita con una tecnica adesiva.

Altrimenti si possono applicare delle faccette in ceramica, sottili lamine in ceramica dello spessore di 0,7 mm che vengono applicate sulla superficie dei denti così da modificarne forma, colore, lunghezza e posizione ed hanno lo scopo di coprire la superficie del dente.

L’opzione più importante invece, destinata ai casi più gravi, è quello di effettuare un intervento di chirurgia che serve a riportare le gengive ritirate alla loro posizione originale, facendola scorrere, ed eventualmente applicando un innesto per aumentarne lo spessore.

ORTOPANTOMOGRAFIA O “PANORAMICA DENTALE (OPT)”

Cos’è? L’ortopantomografia (nota anche come radiografia panoramica delle arcate dentarie) è una tecnica radiografica che fornisce un’immagine dei denti , delle arcate dentarie, delle ossa mandibolari e mascellari, dei seni mascellari su un’unica pellicola radiografica. L’esame permette inoltre di eseguire delle specifiche radiografie delle articolazioni temporo mandibolari , vale a dire di quelle strutture con cui la mandibola entra in articolazione con l’ osso temporale permettendo i movimenti di apertura e di chiusura della bocca.

A cosa serve? È l’esame richiesto per avere una visualizzazione generale dello stato odontoiatrico del paziente e risulta molto utile per indagare eventuali carie, lesioni periapicali e tasche gengivali di relativa importanza.

Come si fa? La tecnica di esecuzione prevede che il paziente, in posizione eretta, venga interposto tra il tubo radiogeno ed il detettore; la testa verrà immobilizzata (attraverso un poggiamento ed un poggiafronte); verrà chiesto al paziente di mordere l’apposita scalanatura e di posizionare l’arcata dentaria superiore ed inferiore in parallelo; le mani verranno posizionate su due maniglie rigide per consentire al paziente di assumere una posizione definita a sciatore d’acqua portando i piedi in avanti ed il busto indietro. È molto importante tenere le spalla basse e rimanere immobili soprattutto con la lingua ed i denti; durante l’acquisizione l’apparecchio effettuerà una rotazione di 180° gradi attorno al paziente per formare un’immagine bidimensionale di entrambe le arcate dentarie. L’immagine prodotta verrà visualizzata su un monitor digitale e successivamente refertata in modo dettagliato e preciso dal medico radiologo.

Quanto tempo ci vuole? L’ortopantomografia (OPT) delle arcate dentarie superiori ed inferiori, dal posizionamento del paziente all’acquisizione della immagine, ha una durata di circa 10 minuti.

Ci sono delle controindicazioni nell’esecuzione dell’opt? La radiografia delle arcate dentarie superiori ed inferiori, considerato l’impiego di radiazioni ionizzanti (in ogni modo molto basse), è assolutamente sconsigliata per le donne in presunto o accertato stato di gravidanza ad eccezione che tale esame sia imprescindibile per salvaguardare lo stato di salute della donna e dopo aver sentito il parere del Radiologo e del Ginecologo. L’ OPT non è un esame invasivo e non richiede alcun tipo di preparazione.

Dove si può fare? Questa tecnica di indagine è disponibile in ambulatorio radiologico o odontoiatrico.

LA LEGGENDA DELLA FATA DEI DENTI

 La figura della fatina dei denti come la conosciamo è una favola abbastanza moderna, in realtà è un mito che affonda le sue radici in diversi secoli di storie. Infatti attraverso i secoli sono stati raccontati e tramandate molte leggende, miti e tradizioni diverse circa la perdita dei denti da latte.

L’origine di questa creatura prende spunto dall’Inghilterra e affonda le sue radici nel periodo in cui, per tradizione, si era soliti seppellire i dentini da latte che cadevano ai bambini. Alla perdita del sesto dente, i genitori per tradizione dovevano fare al figlio un dono, ma di nascosto. Questo dono, solitamente, consisteva nel mettere del denaro sotto il cuscino. Ovviamente, al bambino, veniva raccontato che a mettere questo dono sotto il cuscino era la fatina dei denti: una creatura magica conosciuta, nel mondo anglosassone, come “tooth fairy”.

In altre parti del mondo è molto diffusa, invece, la figura del topolino.
Anche questa favola viene tramandata per leggenda e affonda le radici nella Spagna della fine del XIX secoloIn quell’epoca, il futuro re Alfonso XIII, era un bambino molto viziato e tormentato da alcune paranoie derivate dalla sua salute cagionevole.
Infatti, il piccolo Alfonso, quando perse il suo primo dente da latte a 8 anni, si convinse di essere malato. La madre allora, per tranquillizzarlo, chiese allo scrittore Luis Coloma di scrivere un racconto sulla storia di suo figlio. E così che nacque il topolino Ratoncito Pérez, che nella storia faceva al bimbo un dono per ogni dentino caduto.Un giorno, alla vista di un bambino molto povero, invece del dono il topolino gli lasciò un soldino, come aiuto. Da qui si diffuse la leggenda del topolino dei denti che lasciava un soldino sotto il cuscino di ogni bambino con un dentino caduto.

E’ un personaggio conosciuto e celebrato dai bambini di tutto il mondo e la sua leggenda varia, così come varia il modo di celebrarla, in tutto il mondo. I bambini in Afghanistan seppelliscono i denti persi nella tana di un topo. In Turchia i genitori del bambino seppelliscono i denti da latte dei loro figli in un posto che pensano porterà al successo dei loro figli. Nel paese del Sud Africa, un dente perso viene posto in una pantofola ed è qui che la fatina, in questo paese dalle sembianze di topolino lo preleverà in cambio di una moneta. In molti paesi, come India, Vietnam, Giappone, Corea e Cina, le persone lanciano il dente sopra il tetto. Questa tradizione era già nota secoli addietro in alcuni paesi del Medio Oriente. In Argentina, i bambini appoggiano i denti mancanti in un bicchiere vicino al loro letto e sperano di ricevere una moneta o una caramella al suo posto. Invece in Messico è di uso comune mettere un dente da latte perso in una piccola scatola accanto al letto di un bambino. La leggenda vuole che un topo magico arriverà a raccogliere il dente e lascerà dietro di sé alcune monete.

Ponte dentale cementato che si stacca: cosa fare

Se un ponte dentale stabile per anni dovesse staccarsi improvvisamente la cosa migliore è andare subito dal dentista per capire il da farsi. La causa del distacco può dipendere dal cemento (inadeguato o imperfezioni avvenute durante la cementazione precedente), dalla protesi (elementi in estensione, non precisione delle chiusure) o dai monconi (poca ritenzione, rovinati da processi cariosi, fratturati per traumi o sovraccarichi).

Quali tipi di cemento vengono utilizzati per fissare una corona? Un ponte dentale cementato può esserlo in modo permanente o provvisorio a seconda delle esigenze e delle situazioni.  Per la cementazione definitiva, i cementi più utilizzati sono cemento ossifosfato e ionomeri di vetro, per la provvisoria cementi all’ossido di zinco con o senza eugenolo. Indipendentemente da quale sia il materiale che viene utilizzato nel cavo orale non è tossico o comunque nocivo per denti e tessuti circostanti. Si consideri inoltre che il cemento dentale ha anche la possibilità di inibire la formazione di carie in quanto l’accumulo di placca dipende direttamente dalla capacità del cemento di allontanare i microrganismi dall’interfaccia del restauro. I materiali di cementazione migliori conservano stabilità nel tempo in quanto un sottile strato di cemento resterà costantemente esposto all’ambiente orale e quindi all’azione di acidi e all’azione meccanica di spazzolino e detriti di cibo.

Quali sono le procedure e qual’ è la funzione della cementazione? Prima di cementare un ponte dentale definitivamente, è buona norma che il paziente indossi il ponte o la corona temporaneamente cementati per alcune settimane. In questa tecnica è importante che la gengiva sia sana e che il moncone sia pulito, asciutto e disinfettato. Dopodiche si procede con il cambio di cemento, da provvisorio a definitivo; viene rimosso il cemento temporaneo da moncone dentale e corone , vengono asciugati , si applica il cemento all’interno della cavità del manufatto e si posiziona sui monconi fino a completo indurimento. Sarà scrupolo dell’odontoiatra rimuovere gli eccessi di cemento nei bordi gengivali e interprossimali . Quando si parla di ponte dentale cementato è bene anche ricordare che potrebbe esserci una certa sensibilità nei denti dopo la cementazione finale, che generalmente scompare in pochi giorni.  La funzione principale per la quale sono stati progettati i cementi ad uso odontoiatrico impiegati in protesi fissa è quella di stabilire, mantenere e incrementare la ritenzione del restauro conservandone però l’integrità. Il cemento occupa lo spazio esistente tra il restauro e il dente.

IL DIASTEMA. COS’E’?

“Diastema” è un termine medico che indica la presenza di uno spazio largo e vistoso tra due denti contigui. Tipico dei denti incisivi superiori, il diastema appare come un grosso buco nero tra i denti, che a seconda dei gusti e della gravità dona dolcezza e simpatia al sorriso, o ne peggiora l’estetica.

DA COSA E’ CAUSATO? Si ritiene possibile che il diastema si verifichi in presenza di una sproporzione tra la dimensione dei denti e della mascella. Per questa ragione, si vengono a creare uno o più spazi tra denti vicini, che prendono appunto il nome di diastemi.
Un’altra ipotetica causa di diastemi va ricercata nella lunghezza e nello spessore del frenulo gengivale, il sottile lembo di tessuto che collega le labbra con la gengiva. Quando il frenulo gengivale è molto pronunciato e presenta un’attaccatura molto bassa, la sua inserzione fibrosa può ostacolare la tendenza all’avvicinamento spontaneo degli elementi dentali (incisivi).
Nei bambini piccoli, pare che la cattiva abitudine di succhiarsi il pollice possa in qualche modo contribuire alla formazione di diastemi nei dentini da latte.

COME RIMEDIARE? Non è detto che tutti i diastemi debbano essere richiusi mediante un intervento dentistico correttivo: al di fuori del disagio estetico, infatti, molti di questi non creano alcun danno patologico alla dentatura.
Spetta dunque al dentista decidere come procedere dinanzi ad un diastema. Le opzioni sono:

  • Conservare il diastema così com’è: scelta adeguata quando il solco tra i due incisivi non riflette una condizione morbosa e non crea disagio al paziente.
  • Trattamento ortodontico per allineare i denti: questo intervento di prima linea per richiudere il diastema consiste nell’applicazione di un apparecchio, fisso o mobile, sui denti. I risultati, purtroppo, non sono immediati. L’intervento di ortodonzia è più indicato per i giovani pazienti.
  • Trattamento “riempitivo” con le faccette estetiche : questo intervento amplifica la dimensione dei denti, rendendoli visibilmente più grandi. Le faccette in ceramica sono sottili lamine che vengono letteralmente incollate sulla superficie esterna dei denti: trovano indicazione nel trattamento di denti rotti, scheggiati, dicromici e per la correzione dei diastemi. Precisamente, in quest’ultimo caso, le faccette estetiche vengono fatte aderire alla superficie di due denti divisi da un diastema: aumentando di superficie, questi denti vengono perfettamente allineati, in modo da riempire il solco. Questa opzione è adatta per i diastemi che superano il millimetro di larghezza.
  • Copertura/sostituzione del dente con corone (capsule) : quando i denti che delimitano un diastema sono cariati o compromessi e non appartengono ad un giovanissimo, il rimedio più opportuno è il trattamento dell’infezione, otturazione e/o devitalizzazione seguito da un incapsulamento del dente con corone artificiali in ceramica o in zirconio.
  • Impianti dentali : strategie d’intervento piuttosto drastiche per la chiusura di un diastema. Gli impianti dentali possono essere eseguiti esclusivamente negli adulti, soprattutto in presenza di denti cariati o profondamente infetti.

Denti gialli . Perchè?

Il colore dei denti di ciascun individuo è una caratteristica strettamente individuale e unica. Non tutte le persone, infatti, presentano una dentatura di colore bianco candido. Molte persone, ad esempio, possiedono una colorazione dei denti che tende naturalmente ai toni del giallo, così come vi sono individui i cui denti possiedono una colorazione che tende al grigio. Avere i denti gialli o di una cromia più carica rispetto al tanto desiderato candore non è sempre sinonimo di scarsa igiene orale…

COSA FAVORISCE L’INGIALLIMENTO DEI DENTI? L’ingiallimento dei denti riconosce numerose e differenti cause d’origine, non sempre facilmente individuabili. Anche una persona meticolosa e devota all’igiene orale, per esempio, può notare antiestetiche e sgraziate macchie gialle sui propri denti. Questo perché i pigmenti contenuti in alcuni alimenti (come liquirizia, caffè, tè, cioccolato e caramello) e bibite colorate possono fissarsi negli strati superficiali dello smalto o, addirittura, spingersi in profondità sino alla dentina. Similmente, anche il tabacco da masticare può favorire un progressivo ingiallimento della superficie del dente. Per non parlare, poi, del fumo di sigaretta: l’accostamento “denti gialli-fumatore” è oramai universalmente noto. L’ingiallimento dentale può anche esser conseguenza di depositi di placca e tartaro. Anche i processi cariogeni rientrano nella lista dei possibili imputati dei denti gialli: nello stadio iniziale, le carie si manifestano sotto forma di piccole macchie gialle sul dente danneggiato. A tal proposito, ricordiamo che una scorretta igiene orale, oltre a favorire chiaramente la formazione di carie, può anche essere causa di denti gialli. In ultimo, l’avanzamento dell’età favorisce un’alterazione cromatica dei denti, il cui colore tende spesso a sfumare dal giallo pallido al marroncino. Ad ogni modo, è doveroso sottolineare che il colore dei denti è geneticamente predisposto, ed è influenzato sia dallo spessore dello smalto, sia dalla dentina sottostante.

COME RIMEDIARE? Dopo aver assunto caffè, liquirizia od altri cibi “nemici” dei denti, si consiglia di ricorrere immediatamente al dentifricio e allo spazzolino. Per la prevenzione dei denti gialli, si raccomanda sempre e comunque un’accurata igiene dentale quotidiana (utilizzare spazzolino e dentifricio almeno tre volte al giorno, e filo interdentale una volta al giorno) e professionale dal dentista di fiducia (ogni 6 mesi). E’ ,inoltre, possibile avvalersi di tecniche di sbiancamento professionale eseguite dai dentisti e igienisti: 1-Bleaching professionale con perossido di idrogeno al 35-38% o con bicarbonato di sodio (deve essere eseguito dall’odontoiatra o igienista). 2- Applicazione di mascherine personalizzate in silicone morbido contenenti perossido di carbammide (altro agente sbiancante).

FLUORO AI BAMBINI, FA BENE?

Cos’è e a cosa serve? Il fluoro è un minerale che, nel corpo umano, è presente soprattutto nei denti e nelle ossa. Ad esso è scientificamente riconosciuto un importante ruolo nella prevenzione della carie e nella remineralizzazione dei denti, meccanismo attraverso cui, tramite la saliva, vengono portati minerali sulla superficie dentale, fortificandola e inibendo il processo di demineralizzazione. Il fluoro, inoltre, svolge un’azione antibatterica e impedisce l’adesione ai denti dello Streptococco Mutans, uno dei principali batteri responsabili delle lesioni cariose. Per tutte queste ragioni, un’esposizione insufficiente al fluoro rappresenta un importante fattore di rischio per la comparsa della carie.

Come assumiamo il fluoro? È presente in diversi alimenti, anche se in concentrazioni differenti, ed è contenuto nelle acque potabili. Solo il pesce azzurro conterrebbe un buon livello di questa sostanza, ma per raggiungere la dose di rischio bisognerebbe mangiarne tutti i giorni in elevate quantità. C’è poi la questione del fluoro contenuto nelle acque potabili, mediamente, pari a 1 mg/l, quindi pienamente conforme. Tuttavia, secondo il Ministero della Salute, difficilmente si riesce ad assumere una quantità di fluoro ottimale per la fluoroprofilassi attraverso l’acqua o la dieta (con “fluoroprofilassi”, specifichiamo, si intende la prevenzione della carie tramite il fluoro).

Fluoro si’, fluoro no, da dove nasce il dubbio? Se i benefici del fluoro per la salute dentale sono piuttosto chiari, esistono maggiori perplessità circa le sue modalità di assunzione. Le preoccupazioni in merito al consumo di fluoro, però, riguardano anche i suoi possibili effetti sull’organismo. Un aspetto che potrebbe allarmare i genitori, infatti, è la fluorosi dentale

Cos’è la fluorosi dentale? La fluorosi dentale è una patologia che si manifesta con la comparsa di macchie chiare o scure, ed è dovuta a un’esagerata e prolungata assunzione nel tempo di fluoro. Chi è affetto da fluorosi, in genere, è esposto a più fonti di questa sostanza come, ad esempio, acqua fluorata, supplementi fluorati, dentifricio (se ingerito), ecc. e un’eccessiva assunzione di fluoro può dar luogo anche a fluorosi scheletrica, che determina un indurimento anomalo delle ossa.

Come dosare il dentifricio ai bambini?  E’ importante somministrare al bambino una piccolissima dose di prodotto, che deve essere pari alla grandezza di un pisello (pea size), e controllare che non lo ingerisca involontariamente durante il lavaggio dei denti.

Come somministrare il fluoro ai bambini?  I mezzi più utilizzati per la fluoroprofilassi sono quelli per via topica (dentifrici, gel, collutori) e il dentifricio fluorato rappresenta lo strumento più importante per prevenire la carie. Sull’assunzione di integratori, invece, ci sarebbero evidenze scientifiche controverse: nei denti da latte, infatti, la loro efficacia non sarebbe stata chiarita. Oggi, quindi, molti dentisti consigliano di preferire la somministrazione topica: in questo modo, i più piccoli imparano a curare la propria igiene orale e, contemporaneamente, tutelano i denti dalle formazioni cariose.

Bisogna usare il fluoro in maternità o somministrarlo ai neonati? La somministrazione di fluoro per via sistemica prima dell’eruzione dei denti non sarebbe utile a prevenire la carie. Il Ministero della Salute, infatti, specifica che la funzione preventiva del fluoro assunto in modalità topica, dopo la crescita dei denti, risulta più efficace rispetto alla modalità sistemica assunta in fase pre-eruttiva. La fluoroprofilassi, dunque, dovrebbe iniziare quando spuntano i primi denti.

Zirconia dentale

Che materiale è la zirconia? E’ un metallo bianco diffuso in natura come minerale ,si ricava dall’ossido di zirconio o zirconia.

Quanto durano i denti in Zirconia? In media le corone dentali durano dai 5 ai 15 anni. La durata dipende fortemente da quanto il soggetto segue quotidianamente le buone pratiche di igiene orale e dalle abitudini personali legate alla bocca e al masticare.

Come sono i denti in Zirconia? I manufatti protesici in Zirconia sono molto solidi e caratterizzati da una maggiore resistenza ai carichi occlusali ,alla corrosione e sono estremamente biocompatibili. Inoltre, la sua translucenza gli permette di avvicinarsi molto all’aspetto dei denti naturali, conferendo un’estetica impareggiabile.

La zirconia può causare allergie? No, la zirconia non è in grado di causare allergie alla cavità orale

La zirconia può essere utilizzata in implantologia? Certamente, le caratteristiche di durezza, transulcenza, biocompatibilità, resistenza, facilità di pulizia e gli alti risultati estetici sono ideali nella realizzazione di corone o ponti su impianti.

E’ facile pulire le corone o i ponti in Zirconia? Essendo un materiale non poroso è quindi facilitata la detersione , la placca batterica non si accumula e non avvengono assorbimento di sostanze acide, corrosive e tossiche.

Endodonzia multicanalare o bicanalare? Le differenze

L’endodonzia, mono o multicanalare, è un intervento al giorno d’oggi considerato di routine e solitamente non doloroso perché il paziente viene sottoposto ad una anestesia locale, trattamento indispensabile per evitare di provare dolore visto che si vanno a toccare le parti più interne e sensibili del dente che sono attraversate da vasi sanguigni e nervi.

Solitamente un trattamento di endodonzia viene eseguito in questo modo: si parte dall’anestesia locale per eliminare il dolore, soprattutto in tutti quei casi in cui la polpa dentale è infetta o compromessa ma ancora sensibile agli stimoli.

Si opera dunque una ricostruzione provvisoria della corona dentale, specie se quest’ultima risulta essere molto compromessa per eliminare la carie senza dover rinunciare alle pareti dentarie. A questo punto si inserisce la diga di gomma per isolare la parte da operare e si apre la cosiddetta camera pulpare. L’obiettivo dell’endodonzia è ovviamente trovare i canali radicolari ed attraverso strumenti appositi, asportare la polpa dentaria infetta. Dopo aver ripulito per bene il tutto, l’endodonzia prevede un’otturazione canalare mediante “guttaperca”, ovvero un materiale plastico e modellabile con il calore, associato a un cemento canalare. Viene quindi ricostruita la corona, controllato il tutto tramite una radiografia finale e il lavoro è ultimato.

Nonostante l’anestesia locale, è possibile che dopo un intervento di endodonzia il paziente lamenti una sensazione di fastidio e gonfiore che è possibile tenere a bada mediante un antidolorifico.

La differenza tra pluricanalare e bicanalare dipende esclusivamente da che dente si deve trattare , se a una, due o più radici da trattare.

Un dente devitalizzato può fare male?

I denti devitalizzati a volte possono fare ancora male e spesso i pazienti si chiedono per quale motivo ciò avvenga. In questo articolo capiremo quali sono i motivi per cui un dente devitalizzato fa male e, soprattutto, analizzeremo le possibili soluzioni a questo problema.

Innanzitutto, è importante distinguere due situazioni: quando il dente è appena stato devitalizzato e quando il dente inizia a provocare fastidio tempo dopo.

Immediatamente dopo la devitalizzazione è normale avvertire dolore: questa, di fatto, è l’unica complicanza che può affliggere il dente sottoposto a questa tipologia di trattamento odontoiatrico.

Tuttavia, grazie alle attuali tecniche e al miglioramento delle procedure di anestesia, oggi l’intervento di devitalizzazione è molto meno doloroso di quanto non fosse in passato.

Come eliminare il dolore dopo la devitalizzazione

Se subito dopo l’intervento (o qualche giorno dopo) il dente fa male o crea fastidio, potresti applicare del ghiaccio a fasi alterne (di circa 15-20 minuti). Il freddo, infatti, provoca una vasocostrizione e può quindi aiutare a diminuire dolore o gonfiore originatosi in seguito al trattamento.

Se invece il dolore è piuttosto intenso, assumere antidolorifici o antinfiammatori – come paracetamolo, ibuprofene o ketoprofene – sarà sicuramente d’aiuto. Ricorda però di non abusare di questi farmaci, dato che possono anche avere degli effetti collaterali.

È buona norma al fine di evitare ulteriori problematiche effettuare una corretta ed accurata igiene dentale, sottoponendosi poi anche a sedute di igiene professionale.

Un occhio di riguardo dovrebbe anche riguardare l’alimentazione: sarebbe bene, infatti, non consumare (o farlo in maniera limitata) cibi dolci: questi alimenti costituiscono il nutrimento dei batteri che possono proliferare e provocare danni.

Infine, anche il fumo dovrebbe essere evitato: le sostanze in esso presenti, infatti, svolgono un ruolo notevole nell’irritazione dei tessuti del cavo orale.

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Solitamente, comunque, il dolore dovuto alla devitalizzazione sparisce dopo pochi giorni. Se però questo non accade, le cause possono essere diverse. Cerchiamo di capire quali siano ed eventualmente come risolverle.

Un dente devitalizzato viene volgarmente definito “morto”, in quanto la polpa – che costituisce il tessuto vitale di un elemento dentario – viene completamente rimossa anche a livello delle radici.

E allora perché in alcuni casi il dente devitalizzato fa male?

Devi sapere che i denti hanno dei recettori di pressione che, se stimolati oltre la soglia, provocano una sensazione di dolore.

Il trattamento di un dente che fa male dopo una devitalizzazione dipende dalla causa che lo provoca.

Se la sintomatologia dolorosa dipende da un trattamento non correttamente eseguito, l’odontoiatra potrebbe ritenere opportuno effettuare un ritrattamento. Questo prevede la riapertura del dente, la pulizia di camera pulpare e canali radicolari e la loro corretta otturazione.

Questa metodica è indicata anche nel caso in cui il dolore sia dovuto all’infiltrazione batterica nei tessuti più profondi. I trattamenti antibiotici, che solitamente vengono prescritti in caso di infezione, non sono sufficienti a risolvere il problema. Questi farmaci, infatti, alleviano soltanto la sintomatologia acuta, ma è assolutamente necessario ritrattare il dente per poter debellare completamente l’infezione.

Se invece il dolore è causato da una pressione eccessiva – provocata, per esempio, da un restauro incongruo che rende il dente “troppo alto” dando origine ad un precontatto – una soluzione potrebbe essere “limare” il dente per ridurre questa interferenza.

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