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CAUSE E RIMEDI DELL’ALITOSI:

del dottor Giorgio Magnano

Capita talvolta all’odontoiatra di visitare pazienti che lamentano o temono di avere alito cattivo. Spesso si tratta di idee preconcette a cui non corrisponde un’obiettività clinica, peraltro di immediato riscontro durante il semplice approccio odontoiatrico. Nella bocca sana di un paziente sano, l’alito deve essere inodore. Se si percepisce odore, la sua qualità è molto importante per una corretta diagnosi. Essendo l’alitosi un segno-sintomo e non una patologia in sé, la terapia consiste nell’eliminazione o nella cura dell’evento causale che la provoca
La qualità dell’odore ci suggerisce innanzitutto se esso sia dovuto a qualche patologia, o semplicemente ad un comportamento contingente, in genere alimentare. Per esempio l’impiego recente o eccessivo di dentifrici, colluttori o gomme da masticare aromatizzate può residuare un odore, non sempre sgradevole. Il fumo lascia un’alitosi facilmente identificabile (masticatori di tabacco non ce ne sono più). Abbastanza sgradevoli sono odori di cibi o bevande particolari come aglio, cipolle, caffè, etilismo o cibi fortemente speziati (per esempio il salame).
L’ispezione del cavo orale fornisce indizi importanti per la diagnosi. Una cattiva igiene e la presenza di tartaro insieme a patologie gengivali (tasche parodontali infette, gengivite marginale e gengivite ulcero-necrotica) possono essere causa di alitosi. La presenza di batteri patogeni o l’eccesso di batteri saprofiti per igiene orale carente, causa la decomposizione dei residui alimentari con produzione di composti volatili solforati che sono maleolenti. Il che vale pure per la presenza di lesioni cariose profonde o restauri conservativi inadeguati (punti di contatto interdentali “larghi”che favoriscono la penetrazione e il ristagno di residui alimentari e ne rendono difficile la rimozione o sigilli imperfetti fra materiale restaurativo e smalto che causano l’infiltrazione di batteri e la carie secondaria), di protesi rimovibili o apparecchi ortodontici o occlusali (bite) non adeguatamente igienizzati. In tutti questi casi l’alitosi si risolve facilmente eliminandone la causa. Anche la secchezza delle fauci (xerostomia) può dare alitosi in quanto la saliva ha, fra le altre, una funzione detergente e lubrificante, per cui ostacola il ristagno di residui alimentari fra i denti e nei recessi del cavo orale. La xerostomia ha svariate eziologie. Le più comuni sono : disidratazione (specialmente nei pazienti anziani); ansia e impiego abituale di ansiolitici e psicofarmaci in genere. Si tenga presente tuttavia che moltissimi farmaci per le più svariate indicazioni provocano secchezza delle fauci; approfondire quindi l’anamnesi farmacologica; in genere la xerostomia come effetto collaterale è indicata nel foglietto illustrativo del farmaco. La xerostomia è inoltre sintomo di molte patologie sistemiche, prima fra tutte la sindrome di Sjogren.
Succede tuttavia che le cure odontoiatriche non risolvano il problema. Ciò avviene perché il trigger non risiede soltanto nel cavo orale. Occorre pertanto conoscere le varie cause extraorali di alitosi per indirizzare il paziente allo specialista competente. Facciamone un rapido elenco, puramente indicativo, procedendo, grosso modo, in senso cranio caudale.
Sinusiti: raramente
Patologia delle tonsille: per esempio tonsilliti purulente o anche tonsillolitiasi, piccoli calcoli tonsillari, che provocano infiammazione, microristagno di cibo e talvolta pus (relativamente rare).
Disfunzioni tiroidee: per esempio l’ipotiroidismo può creare problemi metabolici con rallentamento funzionale nell’apparato digerente, digestioni lunghe e laboriose e facilità di reflusso.
Infezioni o problemi dell’apparato digerente: specialmente reflusso gastro-esofageo che provoca un ristagno di cibo al di sopra del cardias con frequenti eruttazioni e può far risalire i gas dallo stomaco alla bocca causando alitosi. Anche nei diverticoli esofagei (diverticolo di Zenker) l’alitosi può essere presente come conseguenza secondaria ai residui di cibo ritenuti nella lesione.
Infezioni del tratto respiratorio: tracheiti, bronchiti, polmoniti, tubercolosi in fase attiva e ascessi polmonari ( queste ultime due patologie ormai molto rare)
Insufficienza epatica: in alcuni casi provocano accumulo di composti solforati e altre tossine non metabolizzate che causano un’alitosi di odore dolciastro e/o pungente, noto come “fetor hepaticus”
Insufficienza renale: causa principalmente l’accumulo di urea che provoca un’alitosi con odore di ammoniaca.
E inoltre –
Diabete: in questo caso l’organismo, non giovandosi del metabolismo degli zuccheri, può utilizzare i lipidi come fonte di energia. Il metabolismo dei lipidi produce chetoni fra i quali l’acetone con odore fruttato dell’alito detto “alito chetonico”.
Alterato metabolismo degli aminoacidi: per esempio la trimetilaminuria dovuta all’accumulo di trimetilamina che causa un forte odore di pesce nell’alito e nel sudore.
Fenilchetonuria (PKU): malattia genetica, rara, comporta dismetabolismo della fenilalanina che provoca, fra le altre cose, un’alitosi particolare.
Relativamente diffuse sono altre disfunzioni metaboliche, per altri versi asintomatiche, che causano però la produzione di composti alifatici e aromatici i quali, alterando la composizione chimica della saliva e dell’alito, ne rendono sgradevole l’odore.
In tutti questi casi il dentista, che in genere è il primo referente in caso di alito cattivo, (insieme col medico di base il quale però generalmente consiglia in prima battuta una visita odontoiatrica) ha il dovere di indirizzare il paziente allo specialista qualificato.

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