Skip to main content

Tag: denti

INSERIMENTO DELL’IMPIANTO DENTALE: I PASSAGGI PRINCIPALI:

L’inserimento dell’impianto dentale nella sede desiderata è un’operazione alquanto complessa, i cui passaggi principali sono, nell’ordine, i seguenti:

  • L’incisione della gengiva e il sollevamento di un lembo di quest’ultima, allo scopo di esporre l’osso mascellare o mandibolare sottostante;
  • La foratura dell’osso deputato a sostenere la vite endossea;
  • L’inserimento della vite endossea nel foro appena creato. È il momento più delicato dell’intera procedura. Da un buon inserimento della vite endossea dipende la solidità finale dell’intero impianto dentale;
  • L’aggancio alla vite endossea degli altri elementi costituenti l’impianto dentale.

È opportuno precisare che l’ultimo passaggio può avvenire o subito dopo l’inserimento della vite endossea (in questo caso, i dentisti parlano di “carico immediato”) o a distanza di qualche settimana dall’inserimento della vite, quando è in corso il processo di osteointegrazione.
In altre parole, quindi, l’inserimento dell’impianto dentale può svolgersi in una sessione unica oppure in due sessioni distinte.

Un impianto è composto da una particolare vite realizzata in titanio che, tramite chirurgia, viene inserita nell’osso sostituendo la radice del dente mancante. L’impianto si unisce con l’osso e dopo circa un mese riuscirà a sostenere una capsula di ceramica che riprodurrà perfettamente un dente vero.

Che cosa sono e a cosa servono i richiami di Igiene Orale ?

  • Che cosa si intende per richiami di igiene orale?

Il richiamo di igiene è una seduta tenuta da un professionista per ogni paziente e la frequenza dei richiami adatta è individuale e soggettiva.

  • Ogni quanto bisognerebbe fare la seduta di igiene orale professionale?

Facciamo chiarezza!

  • Fare troppe sedute d’igiene orale può far male?

Falso. Anzi, falsissimo!

È certamente utile consultare un professionista per ottenere una risposta adeguata alla propria salute.

Quindi qual è la risposta giusta?

Purtroppo, come sempre: DIPENDE.

Non esiste infatti una frequenza standard, ogni paziente è un caso unico.

Le sedute di igiene orale periodiche sono di fondamentale importanza per il mantenimento di una buona salute della bocca e garantiscono risultati positivi grazie alle cure odontoiatriche.

prima e dopo l’ablazione del tartaro

Solitamente la frequenza dei richiami si divide in:

– 1 anno per i pazienti senza malattie gengivali, carie e con una buona igiene orale domiciliare

– 6 mesi per pazienti fumatori, con un livello d’igiene orale non perfetto, con lievi problemi gengivali e di carie, o portatori di apparecchi ortodontici

– 4 mesi per pazienti con problemi parodontali cronici, cariorecettività, malattie sistemiche come il diabete, malattie cardiovascolari, osteoporosi grave, scarsa igiene orale, portatori di impianti, protesi fisse e mobili o apparecchi ortodontici

– 3 mesi per pazienti con gravi problemi parodontali, scarsa o nulla igiene orale quotidiana, malattie sistemiche invalidanti, portatori di protesi e impianti con scarso controllo, pazienti in gravidanza, pazienti oncologici.

Ricorda! Ogni richiamo ha la sua validità e una sua spiegazione, tutto dipende dalla valutazione della patologia trattata, dal rischio che la malattia possa riproporsi e dall’abilità e costanza del paziente di pulire bene i denti a casa.

Quando si parla di salute non si devono fare confronti con standard immaginari, ogni caso è differente.

Una cosa è certa. Chi si prende cura del proprio sorriso con responsabilità e costanza avrà bisogno di meno richiami!

Il sanguinamento gengivale

di Icardi Elisa

Partiamo da una certezza: una gengiva sana non sanguina.

Ti è mai capitato di vedere del sangue mentre usi lo spazzolino o il filo interdentale?

Il sanguinamento gengivale non deve essere mai considerato “normale” perché nella maggior parte dei casi è un segno clinico di infiammazione spesso legata ad uno scarso livello di igiene orale.

I disturbi gengivali possono aggravarsi nel tempo, ma se i sintomi vengono individuati tempestivamente è possibile agire per fermarli.

Il sanguinamento gengivale infatti può indicare la presenza di una gengivite, cioè un’infiammazione reversibile della gengiva, o della parodontite, un’infiammazione dei tessuti di sostegno del dente che può portare anche alla perdita dello stesso.

Quali sono le principali cause del sanguinamento gengivale?

La causa più comune è la placca batterica che si forma sulla superficie dei nostri denti.

I batteri depositandosi lungo il margine gengivale tenderanno piano piano a migrare sotto gengiva provocando uno stato infiammatorio dei tessuti che potranno apparire gonfi, rossi e tendenti al sanguinamento.

Per questo motivo è importante rimuovere la placca in maniera corretta con spazzolino, filo o scovolino, in base ai consigli del vostro igienista dentale.

Le cause del sanguinamento gengivale, però, possono essere anche legate ad altro:

– sbalzo ormonale (gravidanza, periodo mestruale)

– dieta sbilanciata e con carenza di vitamine

– farmaci che inibiscono la coagulazione del sangue

– utilizzo di setole dure o spazzolamento troppo energico

– trauma gengivale per uso scorretto del filo interdentale

Cosa fare se noti del sanguinamento?

L’errore più comune è quello di smettere di spazzolare o pulire gli spazi interdentali.

Non correre in farmacia a cercare il prodotto miracoloso ma prenota un appuntamento con il tuo igienista dentale o odontoiatra, che ti aiuteranno ad individuare la causa scatenante e a far tornare in salute il tuo sorriso.

Attenzione ⚠️Il fumatore spesso non nota sanguinamento gengivale, in presenza di infiammazione, poiché la nicotina presente nella sigaretta ha un’azione astringente dei vasi e quindi la gengiva tenderà a sanguinare meno o per nulla.

Parola d’ordine: ????????????????????????????????????????????.

Quando devo portarlo per la prima volta dal dentista?

“Questa è la domanda che mi viene fatta con più frequenza dalle mamme…E PER FORTUNA, AGGIUNGO IO!”

L’età giusta per portare il bambino dal dentista per una prima visita è attorno ai 18/24 mesi di età (periodo in cui saranno erotti i primi denti da LATTE), a meno che il tuo pediatra non ritenga necessaria una visita precedentemente.
Così presto? Si, esattamente, è consigliabile che già dal compimento del secondo anno del tuo bambino tu lo faccia visitare da un dentista pediatrico.

Può sembrare un discorso strano e spesso suscita stupore, ma in un’ottica di prevenzione, prima si comincia e meglio è!
Sicuramente il bimbo non avrà problemi a quell’età, ma il dentista potrà già iniziare a dare i primi consigli utili ai genitori su come prendersi cura della bocca e dei primi dentini.

È importante prendersi cura da subito dei dentini dei bambini!

In seguito il tuo bambino dovrà essere controllato dal dentista pediatrico ogni 6 o 12 mesi in modo tale da monitorare l’igiene orale, la dieta e lo sviluppo dell’intera bocca. Far fare la prima 

visita dal dentista pediatrico precocemente è molto importante per costruire un buon rapporto tra il tuo bambino e il dentista.

Ma veniamo al problema più grosso: secondo una recente statistica oltre il 60% dei bambini sviluppa una carie al terzo anno di età.

Quali sono le cause? Il principale fattore che può causare la carie è la placca batterica; infatti una scorretta igiene orale permette ai batteri di depositarsi attorno al dente attaccando lo smalto dentale. Il 75 % delle carie sui decidui (denti da latte) a 3 anni si forma a causa del non corretto spazzolamento dei denti, della continua assunzione di zuccheri o della cattiva abitudine di mettere le mani in bocca.

Le visite precoci saranno dunque, la base per familiarizzare nel modo migliore con il dentista oltre a darti dei piccoli consigli su come insegnare al tuo bambino a lavarsi i denti attraverso l’aiuto di simpatici pupazzi. 

Molti genitori, erroneamente, pensano che i denti da latte, essendo destinati a cadere, non hanno bisogno di essere puliti……Talvolta assecondano la volontà del bambino di NON lavarsi i denti.
NON SI VA A LETTO SENZA AVERE LAVATO I DENTINI!!!

Ma se è vero che i denti da latte sono provvisori è anche vero che più carie si sviluppano nei denti da latte, maggiore è il rischio che si ripresentino nei denti permanenti.
Questo è già un motivo sufficiente per non trascurarli!
Inoltre come se non bastasse, la carie, anche se su un dente che “tanto deve cadere” NON È INDOLORE e presto o tardi costringerà il genitore a “correre” dal dentista. Prima o poi succede, garantito!

Quindi, qual è il segreto per evitare di ricorrere a trattamenti invasivi per il tuo bambino e costosi per te?

Molto semplice:

COME SEMPRE, LA PREVENZIONE È ALLA BASE DI TUTTO!
Ecco perché offriamo una visita gratuita per TUTTI i bambini.
È importante per noi portare i bambini da subito sulla giusta strada…dentale, prevenendo ogni male!

Il dolore orofacciale: sintomi e consigli per affrontare al meglio questo disturbo

Il dolore orofacciale è un disturbo molto fastidioso che può coinvolgere il viso e la testa. Questo problema può essere associato ad alcune patologie dentali, anche se spesso le cause sono da ricercare altrove.

Il dolore orofacciale può colpire il viso, la testa, il collo o l’interno della bocca e fa riferimento a una branca dell’odontoiatria specializzata nella diagnosi e nella cura del dolore non dentale. Questa condizione è associata ad alcuni disturbi, tra cui i più frequenti sono quelli muscoloscheletrici e in particolare i temporomandibolari (ATM), che coinvolgono le articolazioni deputate al movimento della mandibola e colpiscono anche i muscoli che permettono di masticare e parlare, oltre che altre strutture associate.

Il dolore orofacciale colpisce più di frequente le donne, anche se circa il 5-12 per cento delle persone può sviluppare disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare.

Una delle manifestazioni di questa patologia è il dolore miofasciale, per cui il dolore si localizza in una parte diversa del corpo rispetto a quella in cui ha origine: si parla in questo caso di “dolore riferito“. Se il paziente, ad esempio, presenta dolore ai denti senza una causa correlata, questo potrebbe essere “riferito” da altri muscoli del viso o della testa.

Un’altra tipologia di dolore orofacciale è la nevralgia del trigemino. In questo caso, il dolore si presenta come breve, acuto, lancinante e intenso e può essere provocato da azioni normalmente innocue, come ad esempio toccarsi leggermente il viso, lavarsi i denti, parlare, masticare o radersi.

La sindrome della bocca che brucia è un’altra forma di dolore orofacciale, che implica una sensazione di bruciore nella bocca e di frequente anche nella lingua.

Anche l’emicrania localizzata nel viso può essere confusa con un dolore dentale o facciale, mentre spesso è sintomo dei disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e della cefalea, che possono presentarsi in contemporanea e provocare un aumento di intensità o una cronicizzazione del problema.

In generale, il dolore è un’esperienza personale, spesso complicata da spiegare. È però molto utile per i medici sapere dove è localizzato, se è sempre presente o intermittente, la sua durata e qualsiasi sintomo associato. Descrivere il dolore può aiutare anche a localizzare le sue cause: ad esempio, nel caso in cui il dolore sia simile a scosse elettriche, è possibile un coinvolgimento dei nervi. Se invece il dolore si manifesta all’apertura della bocca, o quando si mastica o parla, potrebbe trattarsi di un disturbo dell’articolazione temporo-mandibolare.

Per questo è importante parlarne e affidarsi alla competenza di esperti e specialisti, come quelli della Dental One , in grado di trovare la diagnosi e le cure giuste in base alle specifiche patologie.

COM’È FATTO UN DENTE?

Tutti conoscono l’importanza che i denti hanno per la propria salute e per la propria immagine, ma non tutti sanno però com’è fatto veramente un dente. Vediamo di capire meglio la struttura, la morfologia e l’anatomia dei denti.

Cos’è un dente?

denti si trovano all’interno di cavità ossee chiamate alveoli. Principalmente servono alla masticazione ma sono molto importanti anche per la funzione fonetica ed estetica.

I denti che compongono la nostra bocca hanno delle caratteristiche e dei nomi specifici. Ognuno di essi svolge una sua funzione ed ha una sua specifica collocazione. Le strutture ossee che li supportano sono le ossa mascellari. L’insieme dei denti alloggiati negli alveoli della mascella e della mandibola compongono le arcate dentali.

Il dente è ancorato all’osso alveolare tramite il legamento parodontale, un insieme di fibre elastiche che da un lato si inseriscono nel cemento e dall’altro nell’osso. Le gengive proteggono l’osso formando una barriera che impedisce il passaggio dei batteri.

Qual è la forma dei denti?

I denti non hanno tutti la stessa forma, ma variano a seconda della loro funzione. In base a ciò, ne esistono diversi tipi che sono così distribuiti per ogni arcata. In particolare nella dentatura da latte abbiamo:

  • incisivi
  • canini
  • 4 molari

denti permanenti invece sono così distribuiti:

  • incisivi
  • 2 canini
  • premolari
  • molari (compreso il dente del giudizio)

I canini e gli incisivi hanno la funzione di tagliare e staccare il cibo, mentre i molari e i premolari quella di triturare gli alimenti e formare il bolo che deve essere ingerito. In totale sono 32 denti, 16 nell’arcata superiore, 16 in quella inferiore.

Da cosa sono formati i denti?

Il dente è costituito da diversi tessuti:

  • Smalto: è l’elemento più duro del corpo umano, composto per il 96% da minerali e per il restante 4% da sostanze organiche. È un elemento traslucido che a contatto con i cibi acidi tende a dissolversi; per questo motivo deve essere protetto attraverso un’efficace e adeguata igiene orale. È l’elemento più esterno del dente nella parte della corona.
  • Dentina: è la sostanza che dà la colorazione ai denti. E’ un tessuto simile all’osso compatto, di colore giallastro. E’ composta per circa il 70% da materiale inorganico, per il restante 30% da materiale organico e acqua. E’ generata dagli odontoblasti, delle cellule contenute nella polpa.
  • Cemento: è uno strato sottile e resistente che protegge la radice del dente sotto le gengive. Forma delle fibre che servono ad ancorare il dente all’osso alveolare.
  • Polpa: è l’elemento che assicura la vitalità del dente. È un tessuto molle che comprende il nervo, i vasi sanguigni e altre cellule. Si trova all’interno della corona (polpa camerale) per poi proseguire lungo le radici (polpa radicolare) fino all’apice del dente.

FLUOROPROFILASSI NEI BAMBINI

La fluoroprofilassi è un trattamento per prevenire la carie dentaria attraverso l’applicazione del fluoro. Il fluoro è un minerale che aiuta lo smalto dei denti a diventare più resistente all’attacco acido della placca batterica. Il fluoro, se assunto una volta che il dente si è formato, lo protegge dalla placca batterica.

Fin dai primi anni del nostro secolo è noto che il fluoro svolge un ruolo importante nell’alimentazione umana e, in particolare, per la salute della bocca e dei denti. Meno noto è il meccanismo di azione del fluoro perché solo negli ultimi 20 anni sono state fatte serie indagini epidemiologiche e scientifiche per scoprirne bene i meccanismi di protezione e/o di danno.

L’azione del fluoro è complessa, ancora non del tutto nota ed è costantemente oggetto di discussioni e revisioni critiche. Rimane però un dato certo e cioè che il fluoro agisce direttamente e indirettamente sulla salute dei denti influenzandone forma, sviluppo e resistenza. In bocca la presenza del fluoro fa sì che i batteri, lì costantemente presenti, riducano la propria attività e presenza.

Il fluoro, inoltre, entra a far parte della struttura chimica dello smalto, rendendolo più resistente all’azione delle sostante cariogene.
Sembra inoltre che la presenza e la disponibilità del fluoro nei fluidi orali (saliva e secrezioni locali) sia determinante ai fini della remineralizzazione dello smalto nella fase iniziale della carie.
Sarebbe cioè un meccanismo costantemente riparativo l’elemento determinante ai fini della riduzione della carie nei soggetti che assumono costantemente fluoro.

Il metodo più efficace per un corretto apporto di fluoro consiste nella somministrazione di pastiglie o gocce a base di fluoro. Le gocce sono più indicate per i più piccoli e possono essere diluite nell’acqua o in altre bevande, escluso il latte.

Il fluoro non è un farmaco, non è necessaria la prescrizione del medico e non ha controindicazioni. Può essere assunto da tutti i bambini anche in corso di malattia. Diventa tossico solo a dosaggi molto elevati (oltre 150 compresse al giorno!)
E’, infine, indispensabile il controllo periodico dall’odontoiatra ogni 4-6 mesi. In questo modo ci assicureremo non solo la pulizia professionale dei denti, ma anche la diagnosi, la profilassi professionale e l’eventuale terapia precoce.
Accanto alle attenzioni che ogni genitore deve avere per la salute dentale del proprio bimbo esistono azioni preventive che possono essere eseguite solo negli studi professionali del dentista e cioè la: profilassi professionale.

L’ortopantomografia:

L’ortopanoramica o panoramica delle arcate dentarie, più propriamente detta ortopantomografia, è  un esame radiografico che permette di studiare le arcate dentarie, le ossa mascellari, i seni mascellari e la struttura ossea delle articolazioni temporo-mandibolari.

Può essere utile per rivelare la presenza di carie dei denti, di malattia delle gengive (parodontite) o di danni ai tessuti interni del dente (lesioni endodontiche, tipo granulomi apicali), oppure lesioni a carico delle ossa mascellari come, ad esempio, cisti o nuove formazioni in genere.

Mostra anche l’eventuale presenza di denti inclusi, cioè che non hanno raggiunto la loro naturale collocazione all’interno della bocca, (frequentemente denti del giudizio) o malattie a carico della mucosa dei seni mascellari (mucocele, sinusite ).

È un esame di semplice e rapida esecuzione, non richiede alcuna preparazione specifica.

Con le nuove tecnologie digitali l’esposizione alle radiazioni è estremamente ridotta, e ciò consente di eseguire l’ortopanoramica anche su bambini e adolescenti (ovviamente, va evitata in donne in gravidanza).

Per ottenere delle immagini ben leggibili occorre che la posizione del paziente sul macchinario sia molto accurata; l’operatore chiederà di poggiare il mento su un supporto (il craniostato), i denti anteriori su un altro e di porre le mani su apposite maniglie, rimanendo immobile.

il nostro Ortopantomografo e Tac presso Dental One di via Donghi

Va detto che l’ortopanoramica offre una visione d’insieme di alcune strutture della bocca ma, in diversi casi, non permette di ottenere un dettaglio preciso. Per questa ragione spesso gli specialisti (principalmente odontoiatri) prescrivono indagini strumentali ulteriori come le radiografie endorali o le TAC (Dentascan, Cone Beam).

L’ortopanoramica è un esame radiografico eseguito per studiare la situazione generale della bocca poiché permette di analizzare contemporaneamente i denti, le arcate dentarie, le ossa della mascella e la mandibola. È utilizzato anche per individuare la presenza di malformazioni dentarie e per evidenziare lesioni ossee, infiammazioni, cisti o tumori . Per questi motivi, oltre che dall’odontoiatra, l’esame potrebbe essere prescritto anche da altri specialisti quali, ad esempio, il chirurgo, l’oncologo o l’otorinolaringoiatra.

L’ortopanoramica non è un esame doloroso né fastidioso e non richiede nessuna preparazione specifica. L’unica accortezza necessaria prima di sottoporvisi è rimuovere eventuali oggetti metallici dalla testa (come gli orecchini o  piercing alla lingua), le protesi dentarie e le dentiere per evitare che interferiscano con l’ottenimento di una buona immagine.

Durante l’esecuzione dell’esame la persona deve rimanere in piedi, ferma e immobile, con la testa all’interno dell’apparecchio. Dovrà mordere un supporto rigido, in modo da mantenere la posizione corretta ed evitare sovrapposizioni delle arcate dentarie. Il tubo e la cassetta radiografica utilizzati nella procedura vengono fatti girare intorno alla testa della persona.

La durata dell’esame è molto breve, non supera il minuto. La panoramica  dovrà essere vista da un esperto (dentista, ortodontista, chirurgo, ecc.) che osservando le immagini  potrà valutare se siano presenti dei problemi e, in caso affermativo, prescrive la cura più adatta a risolverli.

Cos’è il filo interdentale e a cosa serve?

Si tratta di uno strumento usato per pulire lo spazio tra i vari denti che compongono le arcate mascellari e mandibolari. Si presenta come un filo di diversi materiali, in base a usi e necessità, confezionato in rotoli che consentono di estrarre piccole porzioni di materiale.

Come si usa il filo interdentale? Fa male alle gengive passarlo ogni giorno? Quale scelgo, cerato va bene? Sono queste le domande che i pazienti fanno a proposito di questo strumento per l’igiene orale. Ed è chiaro che sia così: il filo interdentale è scomodo, difficile da usare. Ma necessario.

Lavare i denti con lo spazzolino e usare il collutorio sono due passaggi importanti, ma non sufficienti per pulire realmente la bocca. Il filo è una soluzione ottima se vuoi togliere i residui di cibo dagli spazi interdentali, e prevenire la placca. In che modo procedere? Ecco una guida:

Come si usa il filo interdentale:

La tecnica per passare il filo tra i denti prevede un po’ di pratica all’inizio ma, di sicuro, una volta presa dimestichezza i tempi si riducono, in modo da trasformare l’appuntamento con questo passaggio un’attività di routine. Ecco come si usa il filo interdentale nei minimi dettagli.

  • Prendi 20 centimetri di filo.
  • Fissa il filo tra indice e pollice.
  • Inserisci il filo tra i denti.
  • Pulire le superfici laterali dei denti.

Questo significa che il filo non deve solo entrare tra i denti e raggiungere la gengiva ma si deve strofinare lungo i lati dei denti per detergere queste superfici. Eliminando residui di cibo che, sedimentandosi, danno il via ai processi di placca e al formarsi del tartaro.

Quante volte al giorno si usa il filo?

Il filo interdentale pulisce una parte nascosta del dente, di conseguenza dovrebbe seguire la regola che organizza lo spazzolamento generale: minimo tre volte al giorno. D’altro canto, per comodità e semplicità, si può dire che passare il filo una volta al giorno (meglio la sera) è sufficiente.

Si passa prima o dopo lo spazzolino?

Dopo aver definito quante volte passare il filo interdentale è giusto rispondere alla domanda successiva: meglio usarlo prima o dopo lo spazzolamento dei denti? Ci sono opinioni differenti a riguardo: alcuni specialisti suggeriscono di lavorare prima per facilitare l’azione dello spazzolino, altri preferiscono operare dopo per agevolare l’azione del filo. In realtà l’importante è non dimenticare mai di passarlo, a mio avviso preferibilmente prima.

Quali differenze con l’idropulsore:

Spesso si tende a confondere il lavoro del filo interdentale con quello dell’idropulsore (anche noto come idrogetto o doccetta dentale). Vale a dire uno strumento che crea un getto di acqua da dirigere negli spazi tra i denti per eliminare i residui di cibo.

Questo presidio per l’igiene orale domestica sfrutta il getto d’acqua prodotto dalla pompa per pulire gli spazi più stetti e difficili da raggiungere. Ed è perfetto nel momento in cui si porta un apparecchio ai denti  e non è possibile passare il classico filo interdentale. Ma in sintesi, l’idropulsore non sostituisce l’efficacia del filo interdentale.

Perché il filo interdentale si spezza?

Può essere un campanello di allarme relativo alla presenza di carie o accumulo di tartaro. Se il filo, passando attraverso il dente, si spezza vuol dire che incontra superfici irregolari. Potrebbe essere un indice di eventuali problemi che intaccano la superficie dello smalto.

Quando passo il filo mi esce il sangue

Può essere sinonimo di un uso scorretto. Passare il filo interdentale tutti i giorni, infatti, è un buon modo per scongiurare carie, placca e tartaro e altri disturbi ma è anche vero che bisogna usarlo bene per evitare di lesionare la gengiva con relativa fuoriuscita del sangue. D’altro canto ci potrebbero essere anche altre cause legate al sanguinamento delle gengive mentre si passa il filo:

  • Nuove abitudini di pulizia.
  • Gengivite.
  • Parodontite.

Nel primo caso parliamo di persone che non hanno mai utilizzato il filo interdentale. In questi casi, iniziando a seguire una buona igiene orale, si potrebbe assistere a un leggero sanguinamento che vengono stimolate in modo diverso. Situazione differente, invece, per i casi di gengivite/parodontite che prevedono una situazione da risolvere con l’aiuto del dentista. In ogni caso alla comparsa di sangue durante l’uso del filo interdentale il consiglio è quello di rivolgersi da uno specialista, in modo da risolvere qualsiasi dubbio.

Meglio filo o scovolino per i denti?

Dipende dallo spazio interdentale. Dove c’è spazio si può usare lo scovolino che ha maggiore efficacia in questi casi. Se lo spazio tra i denti è normale si può usare il filo. In ogni caso questa indicazione può essere chiesta al dentista.

Quale filo interdentale devo scegliere?

Basta andare in un qualsiasi supermercato o farmacia per scoprire una varietà di modelli che potrebbe mettere in difficoltà chi decide di usare il filo interdentale. La soluzione migliore: chiedere al proprio dentista quale soluzione usare. Che, di solito, si racchiude in queste alternative:

  • Cerato.
  • Non cerato.

Il primo scivola meglio tra i denti. Il secondo invece offre una maggiore aderenza e risulta meno tagliente.

 Esistono anche fili interdentali specifici per chi usa apparecchi ortodontici e ha ponti o impianti: si tratta del classico filo interdentale che presenta però una parte esterna rigida, usata per infilare l’estremità, e una più spugnosa e densa.

Gravidanza e salute orale:

di Icardi Elisa

La gravidanza comporta molti cambiamenti fisiologici complessi nell’organismo della donna che possono incidere negativamente sulla sua salute orale. Le modificazioni della dieta e dell’igiene orale, la nausea mattutina, il reflusso esofageo possono provocare la demineralizzazione dei tessuti dentali con erosioni dello smalto e aumento del rischio di carie se non vengono pianificati opportuni interventi preventivi. A causa delle modificazioni ormonali, vascolari e immunologiche associate alla gravidanza, i tessuti gengivali spesso manifestano una risposta infiammatoria esagerata nei confronti dei batteri: durante la gravidanza è frequente l’insorgenza di gengivite e parodontite.


Secondo alcuni studi circa un quarto delle donne in età riproduttiva è affetta da carie dentale. La presenza di carie dentali attive e di flora batterica orale cariogena nella madre aumenta il rischio di insorgenza di carie dentale nel bambino. La carie dentale è un problema comune nell’infanzia, in particolare nei bambini in età prescolare ( cinque volte più diffuso dell’asma). Anche se la carie dentale è una malattia prevenibile, in Italia quasi il 20 per cento dei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni di età ha esperienza della malattia.

“La prevenzione è terapia”

La salute orale della mamma è importantissima. La salute del bambino inizia dalla gravidanza. Fare prevenzione e partire da una condizione di salute è il modo migliore di prendersi cura di sé e del nascituro. La prevenzione è la cosa più importante.

COSA FARE QUINDI?

Se si pensa di intraprendere una gravidanza, è consigliabile fare un controllo con il proprio odontoiatra di riferimento per accertarsi della salute della bocca. Se invece si è già in gravidanza, è ugualmente possibile sottoporsi ad una visita e strutturare insieme al professionista un calendario di controlli.

La prevenzione e il trattamento delle gengiviti, delle parodontiti e delle carie dentali prima, durante e dopo la gravidanza possono migliorare la salute orale della madre e del bambino. Ritardare il trattamento di infiammazioni o problematiche orali può essere causa di diffusione sistemica di batteri patogeni o di progressione dell’infezione con possibile influenza fortemente negativa sul buon andamento della gravidanza.

Il periodo più sicuro per eseguire le procedure terapeutiche e di prevenzione durante la gravidanza è all’inizio del secondo trimestre, dalla 14a alla 20a settimane di gestazione, poiché il rischio di interruzione della gravidanza è inferiore rispetto a quella del primo trimestre e l’organogenesi (la formazione degli organi del bambino) è completata.

QUALI SONO I PROBLEMI CORRELATI ALLA SALUTE DELLA BOCCA?

La presenza di infiammazioni dei tessuti di supporto del dente (gengivite e parodontite) è associata a parto pretermine (prima della 37° settimana) e basso peso alla nascita (meno di 2 kg e mezzo). Inoltre può esserci un rischio maggiore di arresto della crescita e di sviluppo di patologie come diabete, malattie cardiovascolari e pre-eclampsia (grave condizione di ipertensione della donna).

SUGGERIMENTI IN GRAVIDANZA

Ecco alcuni suggerimenti per prevenire l’insorgenza di problemi legati alla salute orale:

– eseguire almeno una visita di controllo con il proprio odontoiatra

 – eseguire almeno una seduta di igiene orale professionale (detartrasi)

 – scegliere insieme al proprio igienista dentale presidi e tecniche di igiene domiciliare personalizzati

COME PRENDERSI CURA DELLA BOCCA DEL BAMBINO

Durante la vita embrionale e fetale il cavo orale è sterile. La madre trasmette i primi batteri al neonato tramite baci ed effusioni: ecco perchè è molto importante avere la massima cura del proprio cavo orale ed è consigliabile evitare comportamenti che coinvolgono scambio di saliva: come ad esempio la condivisione del cucchiaio della pappa o del succhiotto, la pulizia del succhiotto con la propria saliva o lo scambio di saliva durante i giochi.
L’obiettivo primario delle cure orali in età perinatale, per quanto riguarda la trasmissione della carie, è ridurre il numero di batteri cariogeni nella bocca della madre in modo che la colonizzazione da parte di batteri cariogeni del neonato possa essere ritardata il più possibile.
E’ molto importante detergere il cavo orale del bambino fin dalle prime poppate con garza sterile imbevuta in soluzione fisiologica o con guantino apposito o con ditale in silicone sterilizzabile.  Con la comparsa dei dentini il genitore può iniziare ad usare lo spazzolino. A partire dai 6 mesi il Ministero della Salute raccomanda l’uso di dentifricio al fluoro (1000 ppm di fluoro) due volte al giorno.

Il ciuccio o il biberon, se proposti con miele o bevande zuccherine, possono causare la “carie da biberon” .L‘OMS raccomanda di non somministrare zuccheri sotto ai 2 anni di età.

Open chat
1
Ciao,
come possiamo aiutarti?